venerdì 24 agosto 2012

La scopa impressionista

Un po’ me la sono cercata perché Leopoldo (la schiena ingobbita, il viso che punta diritto sulla pancia cocomerosa, il quotidiano sommesso brontolio a fronte di piccoli intoppi che solo lui ritiene problemi insormontabili) non aveva la minima voglia di organizzare una festa per il suo pensionamento.

“No party? No regalo.” la sentenza dei miei colleghi.

“Ma dai, un piccolo pensiero non si nega a nessuno. Leopoldo, se non festeggia, è per timidezza. Odia essere al centro dell’attenzione. Gli provoca un rimescolio allo stomaco che, con la pancia che si ritrova, produce un brontolamento temporalesco.”

“Allora al regalo ci pensi tu.”

* * *

Ho la fortuna di vivere in una città cosmopolita (da cosa è dato il cosmopolitismo? Abbiamo ben tre linee della metropolitana, due squadre di calcio di serie A, innumerevoli stilisti con l’erre moscia che vestono Gran Dame al Silicone per la Prima del Teatro Lirico, un Duomo con annessa piazza con annessi piccioni con annessa cacca che imbratta la statua di un Savoia, non ricordo quale, probabilmente un Vittorio Emanuele qualcosa…) e in una città cosmopolita puoi trovare qualsiasi regalo tu stia cercando.

Nel caso di Leopoldo, frequentatore solitario di musei, prevalentemente parigini, l’ideale dovrebbe essere un libro (chic – oso) sugli impressionisti.

* * *

Ho la fortuna di vivere in una città cosmopolita e una città cosmopolita degna di tale cosmopolitismo non può non avere una Galleria che colleghi i piccioni scagazzanti di Piazza Duomo con le Gran Dame al Silicone del Teatro Lirico, un passaggio riservato alla crème della società, dove hanno sedi prestigiosi negozi per clienti raffinati.

Fra questi, una libreria d’arte storica (l’aggettivo vale per l’arte e per la libreria, attiva dai tempi di Napoleone).

Ora, io non sono abituato alle librerie d’arte storiche, se entro in un negozio è per comprare mezzo chilo di pane, una confezione di Cibalgina, due etti di cotto (tagliato sottile), un paio di scarpine Chicco per puronanovergini e, una volta al mese, Playboy.

Sono luoghi a me abituali, nei quali mi trovo a mio agio, negozi dove poter scambiare quattro chiacchiere, da pari a pari, con panettiere, farmaciste, salumiere, venditrici di scarpe, giornalaie e giornalai  (Playboy lo chiedo sempre al signor Ernesto, con la moglie mi limito a Film TV).

Un locale chic, per gente altolocata, mi imbarazza.
Non basta la consapevolezza che in fondo si è tutti uguali, che le differenze di classe non presuppongono una superiorità di alcuni rispetto ad altri.
Dietro l’ossequioso comportamento dei commessi, le poche volte che superi l’ingresso di esercizi commerciali per Very Important Snob, puoi leggere il disprezzo per il povero diavolo che osa frequentare locali a lui socialmente sconsigliati.
E questo biasimo malcelato che mi fa sentire come un pesce fuor d’acqua anche in una libreria, dove in teoria dovrei sguazzare felice, assiduo lettore e aspirante scrittore (più aspirante che scrittore) quale sono.
Ma torniamo alla libreria…

* * *

Un locale di dimensioni ridotte, una ventina di metri quadri scarsi, dalle alte pareti, piene zeppe di tomi pesantissimi.
In un angolo un tavolino rococò (rococò è buttato lì a caso, potrebbe essere barocco o rinascimentale o liberty o del tardo medioevo scandinavo, un antenato dell’Ikea, io non lo riconoscerei comunque), sul quale poggia un libro che ha in copertina Federico Zeri, la chioma grigia e due sopracciglia nere, inarcate, che rendono ancora più truce lo sguardo che mi fissa, rancoroso, manco fossi un Vittorio Sgarbi qualsiasi (Vittorio Sgarbi è buttato lì a caso, anzi no, fu lui a dichiarare di volere la morte di Zeri che, in effetti, schiattò).

Avanzo di due passi (Zeri non mi molla un secondo) e sussurro un “Scusi?” al libraio che, dandomi le spalle, sta trafficando per rimettere al proprio posto un volume voluminoso (in una libreria che si rispetti i volumi rispettano il criterio di voluminosità).

Libraio           Si?
PNV                Salve, cercavo un libro sugli…

Quella che sto per pronunciare, dopo i puntini sospensivi, non è una semplice parola, ma la mia condanna a morte o perlomeno al singolare disprezzo del libraio (gli è bastata un’occhiata, una sbirciatina con l’occhio sinistro, per catalogare il pocket customer, cappellino dei Chicago White Sox sulla testa,  zainetto mimetico sulle spalle, che ha osato penetrare il suo Sancta Sanctorum).

Cosa potrebbe mai chiedere un nano proletario che sentendo “Giotto” visualizza una confezione di matite colorate?

PNV                … Impressionisti.

POMF!!!
Zeri sviene e con lui il libro che lo ritrae.
Dal tavolino rococò (barocco, rinascimentale. Liberty, Ikea ante litteram) al pavimento del negozio, tramortiti dalla banale richiesta di un nano ignorante.

Volendolo, avrei potuto fingere una cultura che non ho, spruzzarmi un poco di puzzetta sotto il naso (Eau de Radical Chic) e chiedere:

PNV                Non avete pev caso l’opeva del Van Adviano de Zan sulla “Raffiguvazione del Velocipede nella Pittuva Fiamminga del XV secolo”?

ma ahime, i velocipedi nel XV secolo non esistevano ancora.

Il proprietario finge sordità, negandomi una risposta.
Torno, tremante, all’attacco.

PNV                Im… impre… pre… pressio… ni… ni… sti.

POMF!!!
Cade a terra un secondo volume alzando una piccola nuvola di polvere.
La sordità, purtroppo, è miracolosamente svanita.

Libraio            Forse non sa quale è la prassi!?
PNV                 (deglutendo a fatica) Pra… pra… pras… si?
Libraio            Prassi. Non è che si viene qui a chiedere un libro sugli impressionisti…

(in effetti avrei dovuto provare alla Farmacia che si affaccia su Piazza Duomo).

Libraio            … prima va al Castello, sceglie dal Catalogo il libro che le interessa e poi torna da me che glielo procuro.

L’indicazione mi sembra surreale e alquanto vaga.
L’unico Castello che conosco si trova a un chilometro di distanza dal Duomo, ma non mi sembra che al suo interno vi siano succursali di librerie.
O forse mi sbaglio e in una città cosmopolita degna di tale cosmopolitismo il Castello che imponente si erge al suo centro è sede di un prestigioso Catalogo di libri d’arte venduti dalla prestigiosa libreria di libri d’arte.

No, non può essere.

Non esiste alcun Catalogo (con la C maiuscola per di più) così come non esiste un Castello, anzi, no, il Castello esiste, dista un chilometro dal Duomo, una costruzione massiccia con grosse mura, torri, torrioni, pivellini, un fossato, una fontana prospicente uno degli ingressi, il Castello esiste, ma non contiene fantomatici Cataloghi, al limite dipinti, sculture, mobili, armi, gioielli, arazzi, strumenti musicali, persino roba egizia, ma di cataloghi (anzi, del Catalogo) neppure l’ombra.

La risposta del Proprietario non va presa alla lettera, ne va decifrato il vero significato, quello sottointeso: qui non si servono nani impressionanti dai gusti impressionisti, tanto bassi quanto stolti, con ridicoli cappellini da baseball e zainetti da studente fuori corso.

Questo è un negozio per ben altra clientela.

Forse esagero?
Non credo.
A riprova della mia ipotesi, poco prima di uscire dal locale, formulo gentilmente un’ultima domanda:

PNV                Mi scusi.
Libraio           (di nuovo affetto da sordità, non risponde)
PNV                Avrebbe per caso una scopa da vendermi?
Libraio           (si volta verso di me, incuriosito)
PNV               Non per altro, ma potrei infilarmela nel…. e ramazzarle il pavimento.
Libraio           
PNV
Libraio           Forse non sa quale è la prassi!?
PNV                Prassi?
Libraio           Prassi. Non è che si viene qui a chiedere una scopa qualsiasi…
PNV                ???
Libraio           Prima va al Castello, sceglie dal Catalogo la scopa che le interessa e poi torna da me a ramazzare il locale.

10 commenti:

pyperita ha detto...

Si sente che è agosto, il caldo produce pericolosi effetti collaterali :)

Silver Silvan ha detto...

Scopa?! Come, scopa?! Come fa ad essere vergine, allora?

c ha detto...

e quindi? com'è finita per leopoldo? niente festa?

ciku ha detto...

(ehm... non so come ho fatto ma quella con la "c" sarei io)

PuroNanoVergine ha detto...

@pyperita
Con riferimento al negoziante, spero.

@Silver Silvan
Nessun doppio senso.
Di scopa per pavimenti, trattasi.

@ciku
No libro, no party (con sommo giubilo di Leopoldo)

Anonimo ha detto...

Il grande PNV non tradisce!

Non ho capito però perché non hai scritto culo alla fine e hai lasciato i puntini.

Ciao

yetbutaname ha detto...

per essere un libraio, poteva dire le cose diversamente
sarà convinto che la scortesia ne illumini l'altezzosità
ciao

PuroNanoVergine ha detto...

@pastadipestodirospi
Perché sono un gentlenan :-)

@yetbutaname
In effetti la sua risposta iniziale (il Castello e la scopa sono ovviamente inventati, ma la precisazione che non si potesse chiedere un libro "generico" sugli impressionisti, è vera) mi ha lasciato perplesso: come perdere la clientela o non acquisirla affatto.

CirINCIAMPAI ha detto...

nella stesa città cosmopolita,
andando verso il castello (a memoria direi via Dante ma sono tornata da troppo poco tempo dalle vacanze per essere lucida e correttamente orientata) sulla destra, c'è una libreria che ha cataloghi di ogni genere e libri anche generici per gente senza puzza sotto il naso.
provare per credere!

PuroNanoVergine ha detto...

@CirINCIAMPAI
Buono a sapersi e grazie per la dritta.

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