sabato 7 giugno 2014

BocceBoccetteEQuant'altro - Parte II



Il martedì sera iniziò a cadere una pioggia fitta, insistente, che si protrasse per tutta la notte proseguendo nella mattinata successiva.
Non vi erano teli adibiti alla copertura del campo che il mercoledì verso mezzogiorno somigliava a una piscina olimpica, con i suoi cinque centimetri abbondanti di acqua all’interno.

Ero lì, a osservare delle foglie galleggiare nell’insolito catino, quando mi si avvicinò, col suo passo claudicante, il signor Gerosi, a capo dell’organizzazione del torneo, un’autorità che forse gli derivava dall’essere stato in anni non recenti vigile urbano (ora era un attivo e felice pensionato).

“PNV mi dispiace ma qui il torneo non si può finire. Guarda che acqua!”

“Beh non è detto, ha smesso di piovere, le previsioni danno bello. Sa, lo hanno annunciato alla TV Svizzera, quelli ci azzeccano sempre, non sono mica come il nostro Bernacca.”

“E tu ti fidi delle previsioni degli svizzeri? Credi siano meglio del colonnello Bernacca? E poi, anche col sole, il campo non si asciugherebbe in tempo. Ricordati che domani sera abbiamo la cerimonia di premiazione.”

Non comprendevo l’insistenza del Gerosi nell’affermare l’impossibilità alla conclusione regolare del torneo.

Mancavano tre incontri, nella peggiore delle ipotesi tre o quattro ore di gioco che si potevano disputare con tranquillità nel pomeriggio del giorno successivo.
La premiazione altro non era se non una piccola festa per i villeggianti con consegna delle coppette e medagliette di turno ai partecipanti la tenzone. Nulla vietava di posticiparla al venerdì sera (ultimo giorno disponibile prima della partenza dei turisti che sarebbe avvenuta il sabato).

“Aspettiamo fino a domattina, magari il campo asciuga più velocemente di quanto si creda.”

“Ti dico di no, non si può fare, non vorrai mica insegnare a me queste cose?! Bazzico i campi di bocce da 50 anni”.

Mentre Gerosi ribadiva le sue convinzioni, avevo iniziato, per puro spirito di contraddizione, a scavare una buca nella terra, un piccolo tunnel che partendo dall’interno del campo passava sotto una delle assi che lo delimitava, per sbucare fuori nel terreno adiacente. Era un modo artigianale per favorire il deflusso dell’acqua accelerando il processo di prosciugamento.

“Ma cosa fai? Dai, smettila! Non serve a niente e poi rovini il campo. La soluzione c’è, senza fare queste sceneggiate”.

“E quale sarebbe?” chiesi con aria di sfida.

“Semplice, si prosegue il torneo di bocce nella sala da biliardo. Lo finiamo usando le boccette. Si fa punto solo avvicinandosi al pallino, i birilli non contano, li teniamo unicamente come ostacolo in modo che la biglia che dovesse toccarli verrebbe eliminata dal gioco”.

Illuminazione.
Ora comprendevo la testardaggine del vigile.
Il Gerosi.
Il Gerosi e le boccette.
Le boccette e l’Alfieri.
L’Alfieri e il Gerosi, amiconi, spesso in coppia al bar nelle lunghe partite serali a scopa d’assi, due tipi culo e camicia (a quadrettoni quella dell’Alfieri).

Il Sor Mario ostacolo insormontabile? “Semplice, si prosegue il torneo di bocce nella sala da biliardo…“
Se Eddy Mercks è imbattibile con una bici da corsa lo facciamo gareggiare con una Graziella nella speranza, cambiando il contesto della gara, di poterlo superare.

Mi stava per scappare un insulto, ma mi frenai e, con tono conciliante dissi:

“Non si può giocare a boccette fingendo che sia una partita a bocce. Sono due sport simili, ma distinti. Sono parenti fino a un certo punto. Cugini sì, ma di terzo grado. Lei finirebbe un torneo di tennis su un tavolo da ping pong?”

“Ma sei di coccio. Se non c’è tempo, non c’è tempo. Preferiresti tirare a sorte per designare il vincitore?”

”Quasi quasi sì. Terminare a boccette significa stravolgere i rapporti di forza fra i quattro semifinalisti.”

“Quante storie, gli altri tre hanno accettato subito. Pensa che perfino il signor Alfieri, che non ha mai preso in mano una boccetta in vita sua, si è detto d’accordo!”

Lo odiavo.
Per un attimo lo sguardo era andato verso il misuratore in ferro appeso vicino al segnapunti arrugginito.
Mi immaginavo di prenderlo e conficcarlo, brandendolo con entrambi le mani, negli occhi cerulei del perfido ingannatore.
Il Gerosi non me ne diede il tempo, si voltò senza salutarmi e col solito passo claudicante (aveva la gamba destra poco più corta della sinistra) si diresse verso il bar del villaggio dove, ne ero sicuro, avrebbe brindato con l’Alfieri, un bicchierino di vermut dietro l’altro, alla prossima vittoria nel torneo di BocceBoccetteEQuant’altro. 

8 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Signor PNV, ma lei quanti anni ha?

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Non si lasci ingannare dal riferimento a Mercks o Bernacca.
Sono un filo più giovane ;-)

Silver Silvan ha detto...

Ma che è un mistero cosmico che non lo può dire? E che sarà mai?! Mamma mia, quanto siete complicati. Io ne ho 53, eh. Compiuti da poco, ché valgono meno per come ragiona la gente. Ha presente la roba che costa 99,99 e non 100? Uguale.

Silver Silvan ha detto...

Comunque non glielo avevo chiesto per i riferimenti ai suddetti, che ricordo benissimo nella mia infanzia, ma perché giocare a boccette è da pensionati! È un baby pensionato, signor PNV?

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
L'episodio si riferisce alla mia adolescenza, a dimostrazione che ero già vecchio dentro a 15 anni.

p.s. i nani non hanno età ;-)

Silver Silvan ha detto...

Nooooo! Caspita, questa ipotesi non l'avevo manco lontanamente considerata!

Anonimo ha detto...

I due compari, Gerosi e l’Alfieri, hanno fatto comunella e tramano al bar per trasformare la partita di bocce in una partita a boccette nella quale sarà facile per il Cannibale del pallino vincere il campione Sor Mario. E Gerosi arriva a mentire affermando che l’Alfieri non ha mai preso in mano una boccetta in vita sua. PNV sa bene che non è la verità!
PNV:Saverio
Alfieri: Sor Mario
Sarà la semifinale più appassionante in un torneo di bocce (o boccette?) mai disputata.


PuroNanoVergine ha detto...

@Sefora Haboker
Appassionante non saprei, ma con finale a sorpresa per i maramaldi...

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