sabato 27 maggio 2017

L'urlo del giovane terrorizza le vespe

Dopo tre notti semi-insonni a rivoltarmi sul divano del salotto (la seduta leggermente inclinata verso lo schienale, il mio corpo a scivolare quando mi voltavo sul lato destro) ieri mattina la Salvezza si è materializzata sotto forma di una coppia di operai, il primo sulla sessantina, capelli grigi, mediamente mossi, fisico asciutto, tuta blu d'ordinanza, il secondo più o meno mio coetaneo (quindi giovane, a prescindere dalla data di nascita), fisico asciuttissimo, una specie di kimono (?) nero ad avvolgerlo, un paio di scarpe da tennis rosse, la suola bianca, simil Superga anni 80 (sul conciatino andante) ai piedi.

Un cenno di saluto da parte mia, non ricambiato, e poi rapido corteo, il sottoscritto, l'anziano, il giovane (a prescindere), verso la camera da letto.

Li accompagno alla finestra, con la mano indico una specie di chewing gum rinsecchito appiccicato all'inferriata, sul davanzale un animaletto altrettanto rinsecchito che dorme il sonno eterno dal giorno precedente.

"Ogni tanto, alzando e abbassando la tapparella, sento un ronzio, seguito dall'apparizione di una vespa che se ne vola via o..." indico la defunta "... stramazza sul davanzale."

"Ha una scala?" domanda del kimonauta, domanda che sottende l'implicito comando a trovargliene una, al più presto, da porgergli con deferenza.

"Gino, passami lo Strumento", comando, senza implicita domanda, rivolto dal ragazzo (a prescindere dall'età) dal kimono nero, all'Aiutante.

Nella mia inesperienza come disinfestatore di vespe mi immaginavo il disinfestatore munito di una sorta di Vaporella che sprigionasse gas mortali, tipo un nervino Novichok (ad hoc) per insetti ribelli, un aggeggio mediamente pesante, sfericometallico, dotato di una proboscide di plastica dalla quale fuoriuscisse il vapore mortifero.

Niente di tutto ciò.

Dall'Aiutante al Maestro passa, rapido scambio, una katana dal manico nero, la lama dorata lunga una cinquantina di centimetri, che risponde all'estrazione dalla custodia, con un luccichio, indotto dal Sole di primo mattino, promessa di Morte.

A consegna avvenuta, Gino sale sui primi gradini della scala, e giunto all'altezza minima necessaria per togliere il cassonetto dalla sua sede, chiede al Capo se possa procedere.

Lenta ispirazione, occhi chiusi, dell'Umo Thurmon di turno e poi, ordine secco:

"Levalo!".

Dal cassonetto escono d'incanto 5 vespe 5 (avanguardia colonizzatrice? Di nidi in costruzione nessuna traccia) che si muovono a zig zag, spaesate, ronzio fastidioso, all'interno della camera da letto.

Pauroso, mi allontano dalla finestra appoggiando la schiena alla porta della stanza, pronto alla fuga nel salvifico salotto, che mi ha ospitato le notti passate.

L'Aiutante mi segue, per quanto il suo allontanamento sia più tranquillo.

Il ragazzo dal Kimono rimane immobile, poco sotto la finestra, limitandosi a gridare:

"YAAAAA OOOO!"
"YEEEE UUUU!"
"TAAAA IUUUU TAAAAA"
"GAIOOOO IUKUUUU"
"ARI GA TOOOOO"

5 urla per 5 vespe, anzi, per 10 semi-vespe, le versioni originali affettate in parti uguali, a raddoppiarne il numero, dimezzandone il volume.

I semi-insetti cascano, uno dopo l'altro, sul parquet.

Mr. Kiddo osserva la katana, occhi inespressivi i suoi, per poi riconsegnarla all'Aiutante.

La medesima inespressività mi indica che possiamo tornare in salotto.

"La ringrazio infinitamente, mi ha salvato da un incubo che mi tormentava da tre giorni!".

"Settanta euro" la replica del Samurai.

Pago soddisfatto, non oso chiedere fattura, ma mi permetto, cautela e sottomissione ben in vista, ad avanzare una richiesta.

"Mi lascia un ricordo della katana?"

Occhi inespressivi, se si eccettua un barlume di curiosità circospetta.

Apro il frigo, estraggo il melone comprato la sera prima all'Esselunga e, passaggio laterale a mezz'aria, stile mediano d'apertura al 6 Nazioni, lo lancio in mezzo alla sala.

Kimono Nero strappa l'arma tagliente dalle mani di Gino, la estrae dalla custodia, ugolizza un:

"FIIIUUUUU TIUUUUU"

osserva, con ostentata indifferenza, il melone cascante e se ne esce dalla porta dell'appartamento (il fido scudiero subito dietro).

I miei occhi su posano sul melone che, nel frattempo, si è depositato sul pavimento.

Sembra intero, nessun segno apparente di taglio.

Mi avvicino (possibile che 5 vespe su 5 e il melone invece mancato?) lo sfioro con la mano destra, lo accarezzo, il palmo della mano sulla sua buccia un poco ruvida, nulla si muove quando, ecco, sì, sì, non poteva essere altrimenti, un lieve slittamento della parte superiore del frutto, indica l'esecuzione, perfetta, del taglio.

Separo le parti divise dalla katana, le ripongo nel frigorifero, nello scomparto verdure, una accanto all'altra: lì vi rimarranno, nei secoli dei secoli, indelebile ricordo del Disinfestatore Samurai.

4 commenti:

CirINCIAMPAI ha detto...

Quindi il "ne uccide più il miele cha la spada" vale per le mosche ma non per le vespe.
Ok.
Grazie.
Buono a sapersi.

PuroNanoVergine ha detto...

@CirINCIAMPAI
Non era la lingua al posto del miele?
Non saprei risponderti ;-)

CirINCIAMPAI ha detto...

OOOOps, mi sa di si!

io e i proverbi mi sa che non ci pigliamo,
mi sa che difetto in saggezza ;-)

PuroNanoVergine ha detto...

@CirINCIAMPAI
Comunque la lingua batte dove il miele è dolce :)

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