venerdì 11 novembre 2022

Petronillo

Non era la prima volta che Petronillo tentava di darsi alla macchia.

Il Direttore, il temibile e temuto Dottor Dragone, segnava sempre sul proprio diario la data, il motivo, la modalità delle fuga messa in atto da Petronillo negli anni precedenti:

2 agosto 1973 – lamentele per la scarsità del cibo fornito – tentativo d’evasione con il direttissimo Firenze-Napoli delle 23 e 45

8 settembre 1978 – lamentele per l’eccessivo numero di ore lavorate alla settimana – tentativo d’evasione con il traghetto Genova-Olbia delle 23 e 48

11 marzo 1981 – lamentele per lo spostamento del suo numero, non più l’ultimo, il più atteso, a metà spettacolo – tentativo d’evasione con la corriera Torino-Aosta delle 23 e 51

E ora, 24 marzo 1986, per cause e con modalità ancora da definirsi, Petronillo, l’Elefante Arzillo, si era allontanato dal Circo in un ennesimo tentativo d’evasione che, il Dottor Dragone ne era certo, sarebbe miseramente fallito.

Geremia, il clown più triste che ci sia, saputo della sparizione elefantesca, era entrato timoroso nell’ufficio di Dragone per rivelargli uno strano interesse manifestato da Petronillo nelle ultime settimane. Più volte Geremia aveva osservato il compagno assorto nella lettura del Manuale del Perfetto Canoista. Non solo, il lunedì precedente la fuga un corriere espresso aveva recapitato un remo in lega d’alluminio della lunghezza di cm. 220 circa. Petronillo, dopo aver scartato il pacco, aveva improboscidato il remo simulando una pagaiata vigorosa con un sorriso soddisfatto del muso, le larghe orecchie che si muovevano sincrone con i colpi di remo.

Dragone aveva ascoltato la rivelazione di Geremia per poi congedarlo con un movimento impercettibile del capo. Il Manuale del Canoista, il remo, le pagaiate di prova… erano da poco passate le 18, fredda giornata nebbiosa d’inizio primavera in quel di Riccione, dove il Circo avrebbe sostato per due settimane per un totale di 14 spettacoli (uno il mercoledì, il giovedì e il venerdì, doppia esibizione nel weekend). Il Direttore chiuse gli occhi per una trentina di secondi, accennando fra sé e sé un sì con la testa, un sì... certo... ovvio... senz’ombra di dubbio… quella sera, dopo cena, sapeva dove recarsi.

* * *

Spiaggia deserta, temperatura di poco superiore i 10 gradi, la desolazione assoluta di un luogo che nel periodo estivo sopporta il caldo torrido frutto dei raggi del sole e dell’ammassarsi di migliaia di turisti.

I mocassini di Dragone affondano nella sabbia, le orme del Direttore si susseguono sicure in direzione di un’inconfondibile figura scura, seduta a riva, le onde del mare che sembrano sfiorarla. Il lento avanzare dell’uomo vorrebbe sorprendere l’amico annunciando la propria presenza pochi istanti prima di raggiungerlo. Obiettivo fallito, Petronillo, senza necessità di voltarsi, esordisce con un:

No, non torno indietro” poggiato sulla sabbia, alla destra dell’elefante, il remo.

E quale sarebbe il motivo della fuga? Il cibo è quello che desideri, ho aggiunto persino gli gnocchi al pesto il giovedì, le ore di lavoro sono diminuite, il tuo numero è tornato a essere l’attrazione principale dello spettacolo. Problemi di soldi? Vuoi forse l’aumento?”

Non ne ho più voglia, Settimio” Petronillo è l’unico dipendente del Circo che può rivolgersi a Dragone chiamandolo per nome.

Sapessi quanta voglia ho io”

Da più di trent’anni sono l’Elefante Arzillo, ho iniziato che ne avevo 28, ora vado per i 58, ti sembra possibile continuare con un numero del genere?”

Mi sembra che le cinquanta flessioni sulle zampe le fai ancora in scioltezza, per non parlare della prova da giocoliere con la proboscide e le cinque palle da non far cadere, e poi come danzi nel finale…”

Ballerino classico, ne va della mia dignità Settimio, un elefante che danza manco fosse Carla Fracci!”

Che c’è di male, lo fai con classe!?”

La morte del cigno! Un elefante che danza la morte del cigno! Ma non lo vedi il pubblico nel tendone che si piega in due dalle risate? Ho 58 anni, sono un elefante nel pieno della maturità, ho una reputazione da difendere, mica posso farmi ridere dietro tutti i santi giorni!”

Un minuto di silenzio, Dragone e Petronillo seduti uno di fianco all’altro osservano le onde del mare che ciclicamente si spingono ai loro piedi (o zampe).

Vedo il remo, ma la barca?” riprende il Direttore.

La fuga in barca è un sogno, un’impresa impossibile. Non so neppure io cosa mi sia preso. Deve avermi suggestionato la telecronaca di Galeazzi per l’oro dei fratelli Abbagnale. Prima che arrivassi mi son detto: Petronillo, non sai manco nuotare, se si rovescia la barca affoghi.”

E quindi?”

E quindi lasciami qui. Tanto non torno, questa è l’unica cosa sicura.”

Dragone si rialza a fatica, l’umidità serale a incrocchiargli le ginocchia, una breve ripassata con le mani per togliersi la sabbia dal retro dei pantaloni, è un Direttore, ci tiene al decoro, sempre. Petronillo rimane fisso con lo sguardo rivolto al mare, Settimio si allontana, a sua volta evita di voltarsi per osservare l’amico, tanto in cuor suo non ha dubbi: a dispetto del dialogo da poco concluso, tempo un giorno, massimo due, il Circo Dragone potrà vantare nuovamente l’esibizione del suo arzillo elefante, in grado d’imitare alla perfezione l’esile Carla Fracci nel cigno morente, con una danza sulle punte delle zampe d’una leggerezza che sfida qualunque legge della fisica.

* * *

Il mattino successivo Ecclesio Mirabazzi, titolare della Pensione Marilena, un due stelle in attività dal lontano 1932, cammina come di solito sulla spiaggia prospiciente il suo albergo. A incuriosirlo delle orme enormi, non umane, che all’improvviso appaiono sul percorso, sembrano zampe di elefante (a Riccione?), Ecclesio non sa darsi una spiegazione, a meno che in città… ma sì, deve aver visto in giro qualche cartello di un Circo, un cartello con sopra disegnate alcune figure, le tigri, un clown, i trapezisti e un elefante, certo, c’era pure l’elefante, il Circo Danone forse, qualcosa del genere.

Le orme dell’animale terminano proprio in riva al mare, nel punto esatto dove appare ad Ecclesio un remo, sembra nuovo di pacca, in lega d’alluminio della lunghezza di cm. 220 circa. Il Mirabazzi si abbassa, impugna l’oggetto, l’osserva per alcuni istanti, sorride simulando una pagaiata (per un attimo si crede Giuseppe Abbagnale) e poi riprende, tenendo il remo nella mano destra, la consueta camminata mattutina.



4 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Ma no, mi aspettavo un finale diverso! È tristissimo, La morte a Riccione …

Alahambra ha detto...

Condivido, è davvero tristissimo:(

Filippo ha detto...

In Helzapoppin’, film del 1941, un tizio passa vicino a un albero sul quale è seduto un cavallo che parla e dice: “Toh, un cavallo che parla!”.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
In realtà il finale è aperto, non è detto che sia morto. Mi aspetto una puntata di Chi l'ha visto con Petronillo protagonista.

@Alahambra
Volevo scrivere qualcosa di differente, non per forza divertente.

@Filippo
Conosco il film solo per il titolo, purtroppo non l'ho ancora visto.

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