sabato 2 settembre 2023

I gemiti e la Borlenghi

Sto girando la chiave nella serratura quando sento un ringhio feroce alle mie spalle, tremore immediato della mano, la chiave s’inceppa nella toppa, vorrei girarmi ma temo che l’orso, non può essere che un orso, mi tiri una zampata sul viso e mi termini all’istante.

Stai buono JohnWayne, stai buono” riconosco la voce della Borlenghi, l’ottantasettenne del terzo piano che insiste: “JohnWayne, fai il bravo, su, bravo JohnWayne”. JohnWayne è il pechinese che le fa compagnia da qualche mese, dopo la morte del Borlenghi marito, Giampiero, schiattato il Natale scorso (i canditi del panettone, preso in offerta alla Conad, a soffocarlo).

Salve, signora Borlenghi… meno male che era lei con il cagnolino… per un attimo ho temuto che un orso…”

Ma quale orso, ma come può confondere il mio JohnWayne con un orso!? È così caro il mio JohnWayne, non farebbe del male a una mosca e neppure a un nano, come lei.”

Il “come lei” è accompagnato da un’espressione di disgusto. Strano, di solito la Borlenghi è affettuosa, affettuosa con tutti, fin troppo affettuosa, lei e il vizio che ha di abbracciare i condomini della scala C, di un abbraccio insistito, seguito poi da baci, baci affettuosi e bavosi che t’inumidiscono le guance. Pure col sottoscritto la Borlenghi non si è mai sottratta alla pratica umettante, pratica che ho subito passivamente per un eccesso di cortesia, come rifiutare un caldo abbraccio e un’umidificazione guanciale a una signora ottantasettenne, vedova, dotata di pechinese che, penso, non le basta a soddisfare la mancanza d’affetto e comprensione da parte del genere umano?

Ora no, nessun abbraccio, niente baci, quel “come lei” e il suo rapido (compatibilmente con l’età) salire le scale per lasciarmi solo sul pianerottolo, il pechinese che nell’ascesa si volta un attimo e mi ringhia un “come te” canino, minaccioso. “Porco di un nano che vede quei filmacci pornografici alla televisione… con le finestre aperte… di pomeriggio”. La Borlenghi borbotta fra sé e sé, ma il volume della voce è calcolato perché le mie piccole orecchie sentano.

Filmacci porno alla televisione? Mah? In questi giorni ho rivisto solo alcuni spezzoni di film con la Fenech, roba da commedia sexy all’italiana, qualche doccia spiata dal buco di una serratura, ma di porno neppure l’ombra. E poi il volume della tv non è mica alto. Ieri pomeriggio, per esempio, nessun film all’orizzonte, avrò tenuto acceso il televisore per un’ora al massimo, sul 64, SuperTennis, un match di repertorio, la finale degli Australian Open 2015 fra l’americana Serena Williams e la russa Maria Sharapova, nulla di peccaminoso, due tenniste su un campo sintetico, scambi combattuti, veloci, potenti, i loro corpi sudati, le corse da una parte all’altra del terreno di gioco, i servizi, i diritti, i rovesci, le smorzate, le discese a rete e… e... i gemiti! Ogni colpo è accompagnato da gemiti prolungati, da acuti esagerati (la finestra della sala ieri pomeriggio era aperta), dei lamenti di sofferenza, in particolare è la Sharapova che alterna un “aahhhh” a un “oohhhh” e poi di nuovo “aahhhh” e “oohhhh”, l’intensità dei quali è direttamente commisurata alla difficoltà del colpo, con una progressione in crescendo proporzionale alla lunghezza dello scambio che termina di solito con un “aaaahhhhhhhh” o un “oooohhhhhhhh” d’eccitazione orgasmatica e un “Come on!” della russa (che però si esprime in americano).

Posso comprendere l’equivoco della Borlenghi che immagino non conoscere né Serena Williams né Maria Sharapova (dal suo televisore, tenuto a volume considerevole a causa di un udito deteriorato, provengono una sfilza di Ave Maria, non Sharapova, e di Pater Noster in diretta da Lourdes, per il Rosario delle 18, o l’inutile eccitazione verbale di Bonolis nel preserale di Canale5, per concludersi con delle trasmissioni di qualche tv locale che inzigano gli istinti bassoventrali dello spettatore rifilandogli una sequela di fatti di cronaca nera truculenta o di gossip pseudovipparo o ancora un mix di entrambi a base di cornificazioni nobiliari, eredità bramate, omicidi passionali, segreti inconfessabili che la vittima si porterà nell’oltretomba…), posso capirlo, ma essere accusato di depravazione di fronte a una innocente partita di tennis un poco mi disturba.

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A dire il vero la visione delle lunghe gambe della Sharapova, il minigonnellino rosso con striscia rosa orizzontale che si alza quando si appresta a servire, il sottogonna che esalta la tonicità dei glutei, quei suoi gemiti, il sudore che le bagna la magliettina anch’essa rossa, una canotta con spalline minimal che evidenzia il busto slanciato, un insieme di rossa eleganza con una declinazione peccaminosa, tolgono l’innocenza alle mie visioni tennistiche. Insomma, la Borlenghi, pur equivocando, non sbaglia del tutto.

A volte chiudo gli occhi, le due giocatrici sono sedute durante il cambio campo, immagino d’essere di fronte alla Maria russa, ma residente da molti anni in America, durante un coktail party. Io e lei in piedi, a parlare, oddio, provando a parlare insieme, tentativo non semplice da realizzare tenendo conto delle rispettive altezze: immaginandola indossare delle scarpe con tacco alto che la slanciano oltre il suo metro e 88, portandola vicino ai due metri, ben 82 centimetri oltre il mio metro e 18, tacchi esclusi (non li uso), mi ritroverei più o meno ad altezza ombelico. Cosa dire a un ombelico di suo muto? Certo, se la Sharapova fosse ventriloqua… ma anche se lo fosse io non spiaccico una parola di russo e in quanto all’inglese, nella sua declinazione U.S.A., insomma, rischierei di fare scena muta, potrei al massimo alzare il braccino destro, sorridere all’ombelico e dirle “Hi”.

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Di nuovo il ringhio di JohnWayne mi sorprende mentre sto per aprire la porta di casa. “Ah, è ancora lei” esordisce la Borlenghi. Devo ricucire lo strappo nel nostro rapporto, un’incrinatura nata da un equivoco. Serve chiarire. “Signora Borlenghi, le chiedo scusa se per caso l’ho infastidita in queste giornate con il mio televisore...”, lo sguardo sospettoso dell’anziana condomina non mi molla un istante “… le prometto che starò più attento, non mi ero reso conto che seguire con le finestre aperte una partita di tennis femminile con le giocatrici che, ahime, hanno oramai l’abitudine di urlare su ogni palla…” la Borlenghi non mi sembra persuasa “… brutta piega che ha preso il tennis… sa, è tutta colpa di Monica Seles… fu lei la prima a introdurre la malacreanza di accompagnare i colpi con le urla…” ho usato malacreanza per rendere familiare il mio lessico all’età della Borlenghi, sostantivi antiquati che le facciano abbassare la coltre di diffidenza, e infatti… “Guardava il tennis?” mi chiede… “Sì, sul canale 64, Supertennis”… “Supertennis?”… “Supertennis, deve pigiare i tasti 6 e 4 del telecomando (la Borlenghi non va oltre il canale 10, la tv locale con le trasmissioni di cronaca rosanera, voglio agevolarla in modo che, ne sono certo, una volta entrata nel suo appartamento accenda la tv e verifichi la mia sincerità).

L’ottantasettenne mi lascia con un “Buonasera” freddo, freddo. Se non altro JohnWayne non mi ha sbranato.

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Ore 18: la consueta sfilza di Ave Maria e Pater Noster provenienti da casa Borlenghi è sostituita in via del tutto eccezionale dalle pornogrida della Sharapova, finale del torneo WTA di Cincinnati del 2014, contro Ana Ivanovic.

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Nell’esatto istante nel quale sto infilando la chiave nella serratura della porta blindata, sento un fastidioso arruffamento in corrispondenza della caviglia sinistra. Abbasso lo sguardo, JohnWayne alterna dei colpi di lingua sui pantaloni a tentativi, maldestri, di cingermi con quelle sue odiose zampette, intenzione malcelata di possedermi fisicamente. “JohnWayne, JohnWayne, fai il bravo, lascia stare il signor PNV” nel tono della Borlenghi una ritrovata simpatia per il sottoscritto. Il pechinese obbedisce all’istante, si stacca dal pantalone (che dovrò lavare) e schizza rapido vicino alla padrona, la coda che scodinzola a ritmo sostenuto. “Come si sente, signor PNV?” prosegue l’anziana mentre fa cenno di avvicinarsi per salutarmi con l’affetto mostrato molte volte in passato. “Sa, ieri ho dato una occhiata al canale che diceva lei, il 64 e…” “Mi fa piacere, signora Borlenghi, come le è sembrato?”… “Come diceva lei! Uno scandalo. Ci sono queste signorine che colpiscono una pallina con le loro racchette e ogni volta aprono la bocca e mandano di quelle urla...” … “Urla di malacreanza, vero?”… “Sì, sì, ha usato la parola giusta: malacreanza bella e buona”. Su quel “buona” la Borlenghi compie un ultimo passo nella mia direzione, siamo quasi a contatto, protende il collo, allunga le labbra a forma di becco d’anatra e mi stampa un bacio affettuoso sulla guancia sinistra. Lenta discesa verticale dell’umidità sul mio volto. Mi stacco da lei, le sorrido, alzo la mano destra in segno di saluto e mi volto per poter entrare in casa. Il tempo di svestirmi per poi impostare la Smart Tv, forte dell’alibi tennistico, sul sito di Pornhub.

10 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Cambi casa, ha dei vicini allucinanti!

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Ho da poco finito di pagare il mutuo. Vorrei godermela un po'.

Filippo ha detto...

Mi hai fatto tornare in mente il film ‘Ken Park’... la scena che intendo non la trovo, ma se guardi tutto il film capirai subito perché.

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
Non conoscevo il film, ho letto la trama, mi sembra abbia un'atmosfera "cupa", con soggetti disfunzionali a dir poco. Il tono del racconto con la Borlenghi è leggero.

Alahambra ha detto...

Provo una certa tenerezza per la Sig.ra Borlenghi, confesso.
Mi sto interrogando sul motivo: qualche ipotesi da parte dell'autore?

CirINCIAMPAI ha detto...

La signora Borlenghi la vedo unta e ben ripassata nello strutto, come si dice "in nomen omen" e come si dice "si sa che fritto è buono tutto" non gliene volere.

PuroNanoVergine ha detto...

@Alahmbra
E' una persona sola e anziana, immagino che la tenerezza dipenda da quello (però non è sufficiente a far digerire il bacio sbavoso)

@CirINCIAMPAI
Addirittura ripassata nello strutto?

CirINCIAMPAI ha detto...

Niente di personale, giuro. È che i borlenghi che mi hanno offerto (una volta sola) trasudavano strutto da ogni dove.

PuroNanoVergine ha detto...

@CirINCIAMPAI
Non li conoscevo, ho trovato ora la ricetta in rete.

CirINCIAMPAI ha detto...

buoni, molto buoni. non tutti i giorni, ecco

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