Che stupido!
Per fare lo scemo e divertire gli amici, con lui erano presenti Ugo, Franco e persino Fabio (erano due anni che Fabio non si univa alla compagnia) aveva calciato di collo pieno la palla di marmo della statua di Valentino Mazzola, al centro di Piazza Gran Torino. Si trovava a circa mezzo metro dal papà di Sandro (il cui corpo atletico donava alla Piazza energia cinetica potenziale, ma inespressa, vista l’ovvia staticità della statua medesima) quando spostò all’indietro la gamba destra per poi portarla rapido in avanti e simulare il calcio contro la palla.
Che idiota!
Non aveva calcolato bene la distanza, non aveva tenuto conto del 46 della sua scarpa, il collo del piede si era scontrato col marmo della sfera, producendo uno SBAMM nello scontro, seguito da un’immediata bestemmia, prima di cadere a terra, fitta micidiale, sensazione di svenimento, le risate dei tre compagni seguite dalla loro preoccupazione, il volto di Fabio, inginocchiato, che gli chiede: “Come va?”.
“Mi fa un male cane”
“Il Policlinico è a 200 metri, portiamolo al Pronto Soccorso” il suggerimento di Ugo.
Franco e Fabio lo alzarono con attenzione, le sue braccia cingono le spalle degli amici, un lento progredire appoggiato sul solo piede sinistro, in una sera di fine luglio, il loro allontanarsi dalla Piazza, lo sguardo di Valentino Mazzola rivolto verso l’orizzonte, indifferente alla frattura scomposta del calciatore maldestro.
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