Era il dolce ritorno, la patria
ritrovata, ma il mio pensiero era solo di dolore per lei perduta, e i miei
occhi s’appuntavano sulla Luna per sempre irraggiungibile, cercandola. E la
vidi. Era là dove l’avevo lasciata, coricata su una spiaggia proprio sovrastante
alle nostre teste, e non diceva nulla. Era del colore della Luna; teneva l’arpa
al suo fianco, e muoveva una mano in arpeggi lenti e radi. Si distingueva bene
la forma del petto, delle braccia, dei fianchi, così come ancora la ricordo,
così come anche ora che la Luna
è diventata quel cerchietto piatto e lontano, sempre con lo sguardo vado
cercando lei appena nel cielo si mostra il primo spicchio, e più cresce più
m’immagino di vederla, lei o qualcosa di lei ma nient’altro che lei, in cento
in mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la
notte a ululare e io con loro.
(Italo Calvino, La distanza della Luna)
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