domenica 2 febbraio 2020

Non entrerò mai più...


… in un ristorante cinese!
Paura del Coronavirus?
No, del maiale in agrodolce.

7 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Io, per mangiare cinese, dovrei andare in Cina, in base alle mie ferree convinzioni che mi impediscono di mangiare la cucina cinese fatta in Italia con ingredienti italiani. Non bastasse, i ristoranti conesi qui continuano a chiuderli per condizioni igieniche e di conservazioni degli alimenti raccapriccianti: l’ultimo titolo parlava di “locale degli orrori”” e ti passa la voglia di metterci piede anche se sei ubriaco. Insomma, se il virus sta in agguato e pensa di beccarmi in un ristorante cinese marchigiano, sta fresco. Si deve scomodare altrove.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Dei cinesi si dicono le peggio cose (di sicuro se vengono chiusi i locali un motivo serio ci sarà).

Mi viene in mente un divertente racconto di Calvino (Tutti in un punto) che fa parte delle Cosmicomiche.
Fra i protagonisti (tutti confinati in un punto poco prima che scoppiasse il Big Bang) c'era pure una famiglia di cinesi che veniva vista male dagli altri in quanto immigrati (e Calvino giustamente e genialmente sottolinea che in un punto non esiste un altrove dal quale emigrare, ma che per alcuni il concetto di immigrazione e di altrove era un concetto assoluto che prescindeva dal dato reale).

Silver Silvan ha detto...

Ma sa che di Calvino non ho letto, praticamente niente? Piace tanto a Perotti, per cui lo trovo un ottimo motivo per non leggerlo. Però il suo commento mi ha fatto tornare in mente questa splendida trovata di Romano Bertola.

Stamattina alle 7 un vertiginoso silenzio mi ha svegliato. Mi sono girato verso mia moglie. Non c'era. Non era neppure in cucina né in nessuna altra stanza. Anche Camillo non c'era. Sono uscito sul balcone: strada deserta. Solo un giornale spinto dal vento. Con l'auto ho attraversato la città. Vie e piazze spopolate. I tram fermi o vuoti. In ufficio nessuno. Anche da Maniglia e da mio cognato Augusto non c'è nessuno. Gli appartamenti abbandonati. Ho puntato verso l'aeroporto. Un jet sulla pista. Fortuna di avere il brevetto di pilota. Mi sono levato in volo. Parigi. Atene. New York. Non un'anima. Vuoto. Deserto. Sul banco di un bar di Adelaide trovo una fotografia. Ci sono tutti. Cinque miliardi di persone che mi fanno ciao con la mano... Sotto, una scritta: "Addio, testa di cazzo!". D'accordo, d'accordo...Però andarsene così...Senza dire niente...Che figli di puttana".

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Divertente il racconto di Bertola :-)
Non so chi sia Perotti, ma Calvino mi sento di consigliarlo, soprattutto nelle Cosmicomiche, Ti con Zero e in alcuni romanzi tipo Se una notte d'inverno un viaggiatore.

Silver Silvan ha detto...

Bertola è di un cinismo e di un sarcasmo che mi sono del tutto congeniali. Quanto a Calvino, potrei anche darle retta, ma solo perché è lei. Perotti è uno con la barba. Lei ce l’ha i peli, almeno in faccia?

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Ne ho pochi e timidi.

Silver Silvan ha detto...

Uno sbarbino!

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