mercoledì 16 settembre 2020

Paragrafi

 Un post, per risultare accattivante, per invogliarti alla lettura, dovrebbe essere scorrevole, un susseguirsi di parole ogni tanto separate da segni d’interpunzione, che messe insieme arrivino in un battibaleno, senza alcuna fatica sia per chi compone il testo sia per chi, come te, ha benevolenza nel leggerlo, al termine di una frase, di media lunghezza, ma di facile digestione. E la frase successiva dovrebbe mantenere le medesime caratteristiche, parole e virgole, una di seguito all’altra, a comporre una proposizione forse poco significativa in sé, dove si cerca di curare la forma a discapito della sostanza, almeno in apparenza, in modo da tenerti agganciato.

Due frasi e un ritorno a capo, a terminare il primo paragrafo e introdurre il secondo, diverso dal suo predecessore, in fondo se si scrive lo si fa sfidando chi legge, non ti si può rendere la vita facile, no? (lo so, sono in contraddizione con quanto scritto poche righe sopra. E allora?). Voglio dire, se fatico io nel crearlo, anche tu, tranquillo di fronte allo schermo di un pc o di un tablet o di uno smartphone, devi darti da fare per non perdere il filo del discorso, e non stupirti se all’improvviso; quando ti saresti aspettato una virgola ti ritrovi un punto e virgola messo alla ca… niente volgarità… o delle parentesi tonde (le quadre sarebbero un azzardo) eccessivo, che si aprono bene, ma si chiudono in anticipo, o chissà quali altre diavolerie che forse ti irritano, o ti stancano, o ti fanno venir voglia di smettere di leggere (ti prego, no!) o, o, o, oooh! invece ti conducono senza quasi che tu te ne sia accorto, al terzo paragrafo.

Direi che alla complicazione (relativa) debba seguire una sana e consolante semplicità. Frasi brevi. Pensieri lineari, modesti, ovvi. Del tipo, il sole sorge al mattino e tramonta la sera. Non ci sono più le mezze stagioni. La mamma è sempre la mamma. Meglio solo che male accompagnato. I giardini di marzo si vestono di nuovi colori (questa fischiettala).

Perché non andare oltre? Non semplificare ulteriormente? A cosa serve immaginarsi una frase? Solo parole. Banali. Uniche. Divise fra loro. Scusami. Divise. Fra. Loro. Prosciutto. Insalata. Tonno. Mirtilli. Pane. Lucidascarpe. Lavapiatti. Guanti. Profumo. Spazzolino. Supermercato. Lista. Spesa.

O se vogliamo darci un tono, manteniamo la non struttura delle righe che hai appena letto, ma eleviamoci con dei vocaboli da veri intellettuali. Icastico. Orpello. Evanescente. Ondivago. Batracomiomachia. Sollucchero. Peristalsi. Magniloquenza. Metonimia. Sineddoche. Nutella (ops, scusami, mi è scivolata in questo paragrafo una parola del precedente).

E poi, chi decide che un post debba contenere delle parole di senso compiuto, inserite in frasi di difficoltà variabile, o a sé stanti a formare una lista di vocaboli che hanno valore più o meno elevato? Elevato in base a cosa? Non mi dire che consideri più importante la Sineddoche della Nutella? Nessuno lo decide. Anarchia totale. Potrei, così, perché mi va, passare dal letterario allo scientifico e infilare un E=mc2 o a2+b2=c2 o      dS >= 0 o Xt+1 = kXt (1-Xt) solo per dirti che è un bel casino o un bel Caos.

Se non hai già mollato, ti starai chiedendo il motivo che mi ha portato a scrivere questo post. Presto detto: ho deciso di trastullarmi nella variabilità “paragrafica”, concedimi il virgol...

ettato, e l’interruzione, con immediata ripresa e risposta alla tua domanda che... non so darti (perché dovrei darla? Allo sforzo di metter giù queste righe non posso aggiungere la fatica di doverle giustificare).

Come intuirai, le varianti potrebbero essere molte, se usassi un aggettivo pescato pari pari dal paragrafo numero quattro (quello della Nutella perduta) o innumerevoli, se ne adottassi uno da paragrafo numero cinque (quello della Nutella per fortuna ritrovata) o > 210 se mi esprimessi secondo lo standard del paragrafo n.6.

Molte”, “innumerevoli”, “ > 210”... al di là dell’espressione usata, l’insieme delle possibilità dal quale pescare un paragrafo di un tipo piuttosto che uno del tipo opposto, o solo in minima parte differente, è così ampio che solo a immaginarlo ti verrebbe un forte mal di testa (che curerai con una pastiglia di Moment), in compagnia del sottoscritto (che invece opterà per una compressa di Cibalgina). Prosciutto. Insalata. Tonno. Mirtilli. Pane. Lucidascarpe. Lavapiatti. Guanti. Profumo. Spazzolino. Moment. Cibalgina. Supermercato. Lista. Spesa. Aggiornata.

Prima di diventare moment o cibalginodipendenti, nell’ottica che “è meglio prevenire che curare” (frase che avrei dovuto inserire nel paragrafo numero tre, ma oramai è tardi) è d’obbligo dare un taglio a questo testo, evitare che i miei dolori alla capoccia aumentino così come le sofferenze della tua zucca, decidendo che questo è l’ultimo paragrafo, l’undicesimo se ho contato giusto, dove un anagramma finale mi consente di dire, anzi di scrivere, stop post.

6 commenti:

Alahambra ha detto...

Lo sapevo che l'analisi logica e del periodo fatta alle medie di tutto (letteralmente tutto) I Promessi Sposi sarebbe prima o poi servita a qualcosa!
Però ho fatto lo scientifico, niente greco, e la batra-cosa mi ha messo in difficoltà. Uff.

PuroNanoVergine ha detto...

@Alahambra
Ma no dai, non fare così :-)
La batra... è un'opera di Leopardi.
So solo questo (mi rimase impresso il vocabolo quando lo sentii).

Er Matassa ha detto...

Livello di coinvolgimento: ti dico solo che son dovuto tornare indietro a verificare che effettivamente la parola "Nutella" (non) stesse dove dicevi...!
Parafrasando Raymond Queneau, lo definirei uno spettacolare "post di stile".
Un saluto,

EM

PuroNanoVergine ha detto...

@Er Matassa
Se ricordo bene sono tornato indietro pure io per evitare inesattezze.
Grazie per il paragone a Queneau (troppo buono).

Silver Silvan ha detto...

Mi sono addormentata a metà post. Si può sapere che cosa ci ha messo dentro?!

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Mi spiace :-(
Non si svelano gli ingredienti...

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