venerdì 1 ottobre 2021

Tu chiamale se vuoi... emozioni

La sorpresa che provai nell’osservare, allo specchio del bagno, un diradamento dei capelli a livello delle tempie e un contemporaneo comparire di una chiazza di pelle circolare sulla sommità del capo, fu una sorpresa relativa. Mio padre si trovava nelle medesime condizioni (per quanto, nel suo caso, la caduta si fosse manifestata nell’intorno degli “anta” e non a soli ventanni); mio nonno, mai conosciuto se non in vecchie foto in bianconero, era totalmente calvo (le immagini lo ritraevano sempre imbronciato, sull’incazzoso andante: forse non digeriva la pelata lucida immortalata su pellicola?).

Lo stupore che provai nell’osservare, allo specchio del bagno, la ricomparsa di alcuni timidi capelli esili esili, a livello delle tempie, si tramutò immediatamente in gioia, contenuta, ma benaugurante per le settimane e i mesi a venire: avrei ritrovato il ciuffo sfoggiato nell’adolescenza, lo avrei esibito nelle giornate ventose, lo sguardo fiero, la chioma castana a sfidare la brezza sostenuta.

L’attesa che provai, nelle settimane successive alla ricomparsa dei timidi ed esili capelli a livello delle tempie, si tramutò, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, in ansia. Il progressivo rimboschimento che avevo desiderato e previsto (il mio era un desiderio che ritenevo oggettivamente realizzabile) ritardava. Andando avanti di questo passo, anzi, non facendo passi in avanti, si sarebbe rivelata inutile qualsiasi folata di vento: a che pro mostrare fiero il proprio volto, resistere all’impetuosa raffica di tramontana se a tramontare, definitivamente, era il ciuffo adolescenziale?

La delusione che provai nell’osservare, allo specchio del bagno, un diradamento, a livello delle tempie e delle sommità del capo, che aveva ripreso vigore, fu totale. Scomparsi gli esili e timidi capelli, defunti altri loro compagni, la strage degli innocenti era ripartita di gran carriera, rivelandosi, man mano, implacabile, non mostrando pietà alcuna per il mio capo addobbato con chiazze di lucida pelata.

La paura che il processo sarebbe stato rapido, doloroso e inarrestabile mi svegliò all’improvviso in una fredda notte invernale. Scesi dal letto, mi diressi a tentoni verso il bagno, entrai, accesi le due lampadine che illuminavano lo specchio e, il tempo di una rapida osservazione del volto, la paura svanì. A sostituirla il disgusto. Le tempie deserte. Abbassando la testa notavo, in tutto il suo splendido orrore il cerchio della pelata, ampliato di alcuni centimetri nel diametro; osservandomi di lato vidi che la perdita aveva intaccato la parte alta del cuoio capelluto lungo tutta la circonferenza della testa.

Che rabbia!

A poco più di ventanni calvo.

Mi avrebbero ritratto nelle foto, a colori, con la medesima espressione bianconera e corrucciata del nonno, il volto incazzoso di un ragazzo colpito da un destino cinico e baro (o più semplicemente vittima di alopecia androgenetica).

La tristezza e la rassegnazione mi presero sottobraccio, la prima alla mia sinistra, la seconda alla destra, accompagnandomi in un tormentato calvario fatto di visite specialistiche, cure mirate, medicine innovative, interventi rinfoltenti, balsami miracolosi, intrugli alternativi, pratiche esoteriche, novene mariane, danze indiane…

Restava l’accettazione, una volta evidenziata l’inutilità di qualunque intervento. Si presentò con indolente lentezza, in un ritardo ingiustificabile, dopo anni di inutili tormenti. Bussò alla porta, le aprii, mi guardò negli occhi, poi alzò la mira e osservò il nulla sulla calotta cranica.

Vai bene così” mi disse.

Hai ragione” le risposi.

Reciproco silenzio, infine una mia richiesta.

Mi metterò il cuore in pace, lo prometto. Però vorrei, se lo consenti, una volta ogni tanto, quando soffierà una freddissima tramontana da nord, poter chiudere gli occhi, ricordare il ciuffo scompigliato e il volto del fiero ragazzo che fui e provare, consolante emozione, un pizzico di nostalgia”.

Accennò un “sì” prima di darmi le spalle, ridiscendere le scale, lasciandomi solo all’ingresso del mio appartamento. 

7 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Ma è il post più triste di tutto il blog!

fracatz ha detto...

avresti dovuto consultare qualcuno che ti avrebbe spiegato che finita l'adolescenza il livello testosteronico in ispecie nei nani è così elevato che addio capelli a meno che non ti fossi assunto ormoni femminili quotidianamente

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Ma no, il finale è positivo, accetto la mia pelata e non mi faccio più problemi (senza contare quanto si risparmia non avendo più bisogno del parrucchiere)

@fracatz
Senza bisogno di consulenti l'ho capito col tempo.

Filippo ha detto...

Massì se ti rasi a zero rischi pure di sembrare un marine... ce n'è così tanti che lo fanno per scelta! A me la questione della pelata non ha mai fatto paura, avere una chioma folta non è mai stato un mio desiderio, anzi appena posso li taglio quasi a zero con la macchinetta, gran seccatura che eviterei volentieri.

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
E' vero che averne pochi e raderli a zero (o quasi) non è poi male.
Risparmi fra l'altro un sacco di soldi in parrucchieri ;-)

Silver Silvan ha detto...

E-mozioni, ovvero “la raccolta di firme digitali per i referendum più disparati e disperati”..

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Da quando si può firmare online raccogliere 500 mila firme è diventato "semplice".

;