sabato 8 ottobre 2022

Quando c'era Lui (seconda e ultima parte)

(la prima parte la trovate qui: http://puronanovergine.blogspot.com/2022/09/quando-cera-lui.html )

Il treno si ferma, dal vagone di testa scende un controllore dalla divisa blu scuro, cappello con visiera sul quale svetta una sigla dorata “Ferrovie Italiche”. Il lettore di Libero è il primo a salire, un balzo per superare i tre gradini e scomparire per fortuna dalla mia vista. A seguire la signora in rosa che arranca, la forza di gravità sembra inchiodarla al terreno fin quando il controllore, con un intervento di gentilezza misto a decisione, l’accompagna verso l’ascensione, le braccia dell’uomo a sostegno della schiena grassoccia e sudaticcia.

Con discrezione mi allontano di qualche passo, fingo d’osservare attento lo schermo dello smartphone, il tempo necessario a percepire la chiusura delle porte e il fischietto del ferroviere che dà il la alla ripartenza.

Solo sulla banchina attendo il prossimo Camnago – Lentate delle 18 e 26 quando l’occhio viene attratto dalla figura di un vecchietto smilzo distante una quindicina di metri che cammina verso di me. Pantaloni gialli e camicetta rosa, un corpicino minuto che termina in un viso scarno e una chioma di radi capelli grigi scarmigliati. Un sorriso sul suo volto che si allarga con l’approssimarsi al sottoscritto.

Pure lei non ha preso il treno per Littoria?” domanda inaspettata del tipo che mi coglie impreparato. “Certi treni è meglio lasciarli andare” è la prosecuzione che non attende una mia risposta.

Devo andare a Paderno Dugnano, prendo il Camnago – Lentate” replico con imbarazzo, non cogliendo l’eventuale allusione del mio inconsueto interlocutore.

Io invece opto per Parigi, Paris Gare de Lyon, a essere precisi” una erre arrotata per una pronuncia francese da madrelingua. “So già cosa sta pensando, a Domodossola non transitano treni per la Francia. Ma si sarebbe forse aspettato un convoglio diretto a Littoria? No, eppure… guardi, guardi sul binario 3, il cartellone cosa indica” l’indice ossuto della mano destra puntato sull’insegna elettronica che preannuncia l’arrivo, ore 18 e 08, del treno per Parigi, Gare de Lyon. “Sa, sono un tipo ottimista, ho acquistato un biglietto di andata e ritorno” la sua espressione divertita in risposta allo sguardo d’ebete incomprensione che immagino stampato sul mio volto. “Fosse pure un ritorno fra molto tempo, un ventennio o giù di lì, sono sicuro che a Domodossola io e lei ci rivedremo, a Marx piacendo.”

Alle 18 e 12, con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, la carrozza di testa di un treno giallo rosa, in perfetta aderenza cromatica con il viaggiatore ottimista, si ferma al binario 3. Il vecchietto mi saluta con un cenno della mano e sale a bordo. L’osservo mentre il convoglio lentamente si riavvia, la sagoma dell’ometto compare all’improvviso al secondo finestrino della prima carrozza, finestrino che si abbassa, la sua voce che pronuncia un: “Liberté, Égalité, Fraternité” con le R dovutamente arrotate.

Mentre il treno esce dalla stazione mi viene da sorridere ripensando allo strano individuo che dovrei rivedere fra una ventina d’anni. Solo un attimo per chiedermi se avrei potuto seguirlo nell’avventura parigina. Domanda dalla risposta scontata, la mia presenza sulla banchina di Domodossola determina la risposta.

Sono le sei e un quarto, ancora undici minuti, Ferrovie Nord permettendo, per il giornaliero consueto Camnago – Lentate delle 18 e 26, agnostica via di mezzo fra il preoccupante e puntualissimo Littoria delle 17 e 57 e un speranzoso ma fuggitivo Parigi Gare de Lyon delle 18 e 08.

2 commenti:

Filippo ha detto...

Che banchina variegata e colorita! Io a questo punto avrei aspettato il Westminster, Vermont delle 20 e 22, unica destinazione a mio parere sicura.

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
Grazie, ottima idea, una di queste sere lo prenderò di sicuro :-)

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