Ho
scoperto su Wikipedia che il termine salario deriva dall'usanza,
nell'antica Roma, di pagare i lavoratori col sale (un tempo aveva un
valore pari se non superiore all'oro per la sua proprietà di
conservare i cibi).
Quello
che Wikipedia non riporta sono le dinamiche di contrattazione
salariale che videro contrapposti, già 2000 anni fa, i
rappresentanti padronali (il termine "padrone" deriva dal
latino "patronum" che significa "sfruttatore
sovrappeso della manodopera altrui") e quelli sindacali (dal
greco "syndikos" ovvero mettersi insieme, "syn",
per ottenere giustizia, "dike").
In
un documento dello storico Marzio Tullio Patrizio si narra della
trattativa per l'adeguamento salariale dei braccianti romani,
trattativa nella quale si affrontarono Gaio Tullio Panzonio (patronum per
eccellenza dell'epoca) e Mauro Tullio Landinio (suo contraltare
sindacale).
Estate
del 218 a.C.
La
trattativa iniziò con la proposta di Panzonio di una razione di sale
settimanale, proposta che Landinio rispedì al mittente con la
motivazione che la razione di sale era appena sufficiente
all'acquisto di cibo necessario a sfamare una persona per sette
giorni: in pratica l'approvvigionamento di derrate alimentari avrebbe
comportato la mancanza dell'elemento da usarsi per conservare gli
alimenti, costringendo un lavoratore a strafogarsi di vivande nei
primi due, massimo tre giorni, per digiunare i restanti quattro.
Urgeva
un aumento salariale che Panzonio rifiutò categoricamente di
concedere.
Come
risposta Mauro Tullio Landinio indisse il primo sciopero che la
storia ricordi, con manifestazioni che bloccarono la capitale
della Repubblica per una settimana intera (come neppure una nevicata di
due centimetri avrebbe potuto fare).
A
malincuore Gaio Tullio Panzonio fu costretto a riaprire il confronto
col suo tenace interlocutore proponendo due razioni di sale la
settimana.
Offerta
un filo più ragionevole che, stando ai calcoli di Mauro Tullio
Landinio (abile matematico nonchè accanito bevitore di Vinum
Velleranum), avrebbe sì permesso a un bracciante di utilizzare una
parte del sale per l'acquisto di cibo e una parte per la sua
conservazione, ma solo a fronte di un quantitativo di alimenti appena
sufficiente alla soppravvivenza.
Agricoltori
denutriti, fu la retorica domanda che Landinio indirizzò a Panzonio,
come potevano garantire una prestazione lavorativa degna di tal nome?
Lo stato di denutrizione non si sarebbe tradotto in un calo dei
raccolti con conseguente perdita economica padronale?
Gaio
Tullio Panzonio obiettò che un regime dietetico ristretto
fortificava i braccianti e che lui, dall'alto della sua obesità
conclamata, per non parlare dell'ipercolesterolemia, giurava sulla
testa dei senatori capitolini che vivere soffocati da dita di lardo
addominale era un'esperienza oltremodo sgradevole (e pericolosa per
la salute).
La
giustificazione non convinse Mauro Tullio Landinio che indisse il
secondo sciopero che la storia ricordi, con manifestazioni ancor più
imponenti delle prime che bloccarono la capitale della Repubblica per ben
due settimane (come neppure una nevicata di quattro centimetri
avrebbe potuto fare).
Il
successivo incontro vide la discesa in campo, lato padronale, di
Tullio Tullio Tulliano (Gaio Tullio Panzonio morto nel frattempo
causa ictus fulminante) che tenendo a freno il proprio istinto
capitalistico ante litteram si disse disposto a concedere tre razioni
settimanali di sale: offerta ultima, non più negoziabile.
Mauro
Tullio Landinio, non volendo manifestare in modo evidente giubilo per
il successo ottenuto (dentro di sé gongolava per la vittoria
conseguita) chiese qualche giorno di tempo, pausa di riflessione, per
poter accettare o meno l'offerta in teoria non trattabile.
Permesso
accordato da Tullio Tullio Tulliano.
Nel
successivo e definitivo incontro, narrano le cronache puntuali dello
storico Marzio Tullio Patrizio, Mauro Tullio Landinio fece sua
l'offerta di Tullio Tullio Tulliano a condizione che, ciliegina sulla
torta, le tre razioni di sale settimanale aumentassero a quattro in
corrispondenza della Festa di Salus (che si celebrava alla fine del
mese di marzo, secondo il nostro calendario attuale).
Tullio
Tullio Tulliano, inaspettatamente, non solo acconsentì alla richiesta
sindacale (che non nasceva da un'esigenza reale della classe
lavoratrice, ma aveva uno scopo unicamente provocatorio) ma,
soprendendo la controparte, rilanciò: cinque razioni settimanali di
sale, per tutti i lavoratori, fin quando la Repubblica romana avrebbe
dominato l'intero globo terracqueo.
Mauro
Tullio Landinio scrutò l'avversario e, lo sguardo corrucciato (in
parte annebbiato a causa del Vinum Velleranum bevuto poco prima)
chiese:
"Come mai tanta inverosimile generosità?"
"Come mai tanta inverosimile generosità?"
"Abbiamo
inventato i frigoriferi." rispose Tullio Tullio Tulliano.
7 commenti:
:D
@Nia
Ciao :-)
con tutto 'sto sale (e tutta 'st'amarezza...) m'hai fatto venì sete!
Avanza un goccetto di quel vino???
@CirINCIAMPAI
Purtroppo no, Mauro Tullio Landinio se l'è scolato tutto.
Che ingenua.
Ah! La ritenzione idrica....
@Sara Scavolini
Vero, il sale gonfia (immagino che mangerai insipido, mannaggia a te ;-))
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