“Ciao
PNV, sei molto dolce PNV, non mi disturbi affatto, anzi...”
Le
prime parole della lettera della Donna Della Mia Vita, in particolare
quel “sei molto dolce PNV” erano come rintocchi di campana a
morto, dove il morto era la speranza che l’amore con l’A
maiuscola, e pure con il MORE maiuscolo, insomma un AMORE in Caps
Lock, fosse ricambiato.
In
una riga si certificava la diretta destinazione in Friend Zone da
parte del sottoscritto.
L’entusiasmo
per aver ricevuto una Sua risposta, dissolto dopo aver letto il
contenuto della lettera (tralascio le righe successive all’incipit
che dimenticai poco dopo averle osservate, inebetito, mentre nelle
orecchie risuonava un Requiem di Mozart immaginario, a connotare
l’atmosfera funebre).
Rimaneva
la sola soddisfazione, mai così magra, scheletrica, nel pensarLa in
camera Sua, seduta al tavolino, vergare con la mano destra, fatata,
una bic nera fra il pollice (opponibile!) e l’indice, delle frasi
dove il nano stempiato (e adolescente) era comunque il protagonista
dei Suoi pensieri, per quanto un protagonista rifiutato, nonostante
(o forse proprio per) il suo essere dolce, dolcissimo, zuccheroso,
mieloso, iperglicemico.
La
Donna Della Mia Vita frequentava lo stesso Liceo, entrambi il quinto
anno, non la medesima classe, il mio sguardo pescelessico incontrava
il Suo (di un blu cobalto che avrebbe potuto brevettare) nella
mezzora d’intervallo delle lezioni o, talvolta, all’uscita verso
le 13 e 30.
Non
avevo mai trovato il coraggio di avvicinarLa, Lei sempre circondata
da amiche o dall’ennesimo spasimante che, immancabilmente, veniva
rimbalzato, io, dal basso del mio metro e diciotto e a disagio per la
stempiatura precoce, appoggiato a un muro del corridoio, un panino
con la mortadella in mano, nelle orecchie le cuffiette con la Marcia
Funebre di Chopin a rallegrarmi la mattinata.
Come
contattarLa?
Come
esprimere lo smisurato AMORE che mi martellava le tempie?
Come
vincere la timidezza (essendo impossibile sconfiggere la
cefalitudine)?
ScrivendoLe!
Avevo
trovato risposta alle domande angosciose!
La
speranza di un sentimento ricambiato era prossima allo zero, nei
giorni più cupi (l’Ein deutches Requiem di Brahms a palla nelle
cuffie) sprofondava in territorio negativo, ma la certezza che gli
occhi blu cobalto della Divina si sarebbero focalizzati sulle frasi
che di lì a poco avrei trascritto in bella copia, su carta pregiata
comprata per l’occasione, era sufficiente a rallegrarmi, a farmi
provare un’euforia fino ad allora sconosciuta, al punto che
toglievo la musica funerea dal mangiacassette sostituendola con la
compilation di successi di Riccardo Cocciante (livelli superiori di
felicità con le sette note mi erano preclusi).
Nella
prima dichiarazione che Le scrissi, dopo una stesura che portò via
una settimana di prove e controprove e 112 fogli di carta
appallotolati nel cestino dei rifiuti, ricordo che Le dedicai un
acronimo, utilizzando le lettere che componevano il Suo nome, una
frase del tipo:
Se
Io La Vedo Immediatamente Arrossisco
(no,
non si chiamava Silvia, l’acronimo del post è a puro scopo
indicativo, mica posso svelare il nome della Donna Della Mia Vita su
un blog che vanta nei giorni migliori dai 3 ai 5 visitatori).
L’acronimo
serviva come introduzione per poi proseguire descrivendo l’immensità
del bene che provavo per Lei (un bene esprimibile con un’equazione
matematica che aveva come risultato Infinito… +1).
Delusione
massima nel constatare, dopo alcune settimane, pur sperando in un
ritardo imputabile alle Poste Italiane, che la missiva non aveva
prodotto una reazione (a scuola capitava sempre di vederLa, ma il
coraggio di avvicinarLa era altrettanto costante nella sua latitanza.
Provavo a osservarLa, con finta noncuranza, una sbirciatina con
l’occhio destro, una col sinistro, una terza con l’occhio
centrale, praticavo yoga dalle elementari, ma nessun segnale che la
Donna Della Mia Vita avesse capito chi fosse l’adoratore
grafomane).
La
seconda dichiarazione non conteneva acronimi legati al nome, ma
virava su un racconto breve nel quale si descriveva un mirabolante
computer di ultimissima generazione, con ben 128 Kb di memoria (la
vicenda si svolge in epoca pre-Internet, un periodo situato a metà
fra l’alto e il basso medioevo, a spanne siamo nel medio medioevo)
in grado di delineare il carattere di una persona osservandone la
foto. Nello scritto, la macchina, per la precisione un DSA (Digital
Somatic Analyzer, acronimo digitale) riscontrava nel viso della Donna
Della Mia Vita chiari segni di un animo gentile, comprensivo,
magnanimo, premuroso, con venature malinconiche unite a una saggezza
rara in un soggetto così giovane.
Seconda
delusione, peggiore della precedente, nel verificare l’assenza di
uno straccio di risposta.
Riceveva
le mie lettere oppure no?
Con
fatica, enorme fatica, dovendo scalare l’Everest della timidezza,
in una pausa delle lezioni fra la seconda e la terza ora, corridoio
affollato del Liceo (la Madonna dagli Occhi Blu in compagnia di due
amiche), fingendo casualità nell’incontro, pronunciando la domanda
con un’intonazione che doveva imitare il miglior Gassman, ma udendo
una voce nasale e fastidiosa alla Pippo Franco, il tutto mentre
camminando mi avvicinavo alla figura celestiale, lo sguardo di
cobalto a illuminare la mia precoce stempiatura (per darvi un’idea
di quanto fossi preso dalla bellezza paradisiaca di quel viso, notai
solo dopo diversi mesi che, al di sotto del viso stesso, stazionavano
due poppe voluminose, spannometricamente riassumibili in una quarta
coppa C) riuscii a dirLe:
“Ciao
Francesca” (il nome è sempre di fantasia) “sono PNV”
(salivazione assente) “hai per caso” (sudorazione ascellare a
fontanella) “letto il racconto che” (voce e ginocchia tremanti)
“ti ho mandato un po’ di tempo fa?” (occhi sbarrati, stile Urlo
di Munch).
“Sì,
grazie, è molto bello, davvero originale!”
Il
tutto detto con estrema semplicità, l’espressione perplessa delle
amiche che non potevano comprendere il senso del breve dialogo che
avevano udito.
Per
un attimo mi sembrò di staccarmi dal suolo, di volteggiare con i
piedi a un buon mezzo metro da terra (raggiungendo quindi un’altezza
potenziale di un metro e sessantotto, una quota mai provata prima,
l’aria scarseggiante di ossigeno) poi, dopo alcuni secondi, tornai
ai consueti centodiciotto centimetri avendo realizzato che, per
quanto mi avesse ringraziato e avesse mostrato di apprezzare il mio
scritto, nelle Sue parole e ancor più nella cortese educazione con
la quale le aveva pronunciate non vi era traccia del minimo interesse
per lo scrittore in erba (futuro scrivente e nulla più).
La
correttezza dell’atterraggio fu confermata dall’ennesima mancata
risposta al terzo tentativo sentimental-letterario.
Avevo
abbandonato la prosa per passare alla poesia, un tentativo maldestro
in endecasillabi sciolti dove mischiavo AMORE e MORTE (avrei cercato
la seconda se il primo non fosse stato ricambiato). Per rendere il
concetto con maggiore evidenza, spinto dal dubbio che Eleonora (vi
state chiedendo se il nome… vale quanto detto per Silvia e
Francesca) avesse difficoltà nel comprendere un pensiero espresso a
parole (eventualità che in linea di massima scartavo, avendo Lei
manifestato apprezzamento per il racconto precedente) alla poesia
avevo aggiunto dei cuoricini rosso fuoco al cui interno erano
disegnati teschi neri stile memento mori. L’opera (terrificante)
era completata da una spruzzatina di profumo Enrico Coveri Pour Nain
che avrebbe deliziato l’olfatto, percepito dal Suo nasino all’insù,
racchiuso fra i due occhi blu, durante la lettura.
A
quindici giorni di distanza dall’invio del testo trovai di nuovo il
coraggio di rivolgerLe la parola, medesimo il contesto rispetto al
primo breve scambio di battute.
“Silvia/Francesca/Eleonora,
se te la senti, non vorrei sembrare fastidioso, disturbarti o
angosciarti, potresti rispondere per iscritto alle”
“Non
preoccuparti, sto giusto giusto terminando la lettera. Abbi un po’
di pazienza, a breve ti arriverà.”
Per
un attimo mi sembrò di staccarmi dal suolo, di volteggiare con i
piedi a un buon metro da terra (raggiungendo quindi un’altezza
potenziale di due metri e diciotto, roba da centro titolare dei
Boston Celtics, franchigia NBA) poi, dopo alcuni secondi, atterrai,
bruscamente, al suolo: ok, la Donna Della Mia Vita avrebbe dedicato
parte del Suo tempo prezioso, preziosissimo, a scrivere delle righe
pensandomi, mentre le vergava con una bic nera stretta fra il pollice
(opponibile!) e l’indice della mano destra, ma ero sicuro che avrei
gradito il contenuto della risposta?
SollecitarLa
nel darmi un riscontro non avrebbe comportato la fine del periodo di
corteggiamento, settimane nelle quali l’eccitazione per aver aperto
un canale di comunicazione con la Divina si alternava allo scoramento
nel constatare che la comunicazione era monodirezionale, una
monodirezionalità che aveva però il pregio di mantenermi nel limbo
dell’incertezza, l’assenza di una Sua risposta lasciando accesa
una piccola fiammella di speranza rispetto a un ipotetico sentimento
ricambiabile, per quanto non ancora esplicitato?
La
risposta alla domanda, contorta, del paragrafo precedente fu “Sì”.
Come
detto a inizio post bastò l’introduzione della lettera dell’Amata
per vedersi sbattere in faccia un due di picche epocale, per quanto
delicato fosse stato il modo di esibirlo da parte Sua.
Amore
e Morte!
Se
Amore non era, doveva essere Morte.
Come
morire?
Esclusi
metodi cruenti (soffrivo di fobia per il sangue, non possedevo armi
da fuoco, ero incapace nell’annodare corde da agganciare al
lampadario…) pensai di ingurgitare con una prolungata e nauseante
sorsata l’intera boccettina di profumo Enrico Coveri Pour Nain,
simbolo del mio fallimento, come corteggiatore armato di parole
(vuote) e fragranze (inutili) da stilista.
Pensiero
di un istante.
Ma
quale morte!
Ero
un nano, ma con una sua dignità!
Sarei
sopravissuto.
Potevo
(e dovevo) farmene una ragione!
No,
non aveva senso togliersi la vita, per quanto forte e intenso fosse
il dolore nel rendermi conto che la Donna Della Mia Vita avrebbe
trovato, in un futuro più o meno prossimo, un Uomo Della Sua Vita
non coincidente con il Nano Cefalo Adorante.
E,
soprattutto, non mi si poteva chiedere di porre fine alla mia
avventura in una landa desolata e priva d’amore, esalando un ultimo
respiro che sapesse di lavanda, dragoncello e muschio di quercia.
20 commenti:
So che è brutto ridere delle disgrazie altrui ma è colpa tua PNV che le descrivi in questo modo cosi indescrivibile. È capitato a tutti comunque di essere rifiutati suvvia. Buon anno caro PNV
Senta, se la finisca di lamentarsi di essere fiutato e rifiutato: con tutto quel profumo, di che si meraviglia?!
Post delizioso, ho riso assai.
@Nia
Nel post calco volutamente la mano (per quello mi scappa il maiuscolo quando parlo di Lei :-)).
Però, sorrisi a parte, posso dire che è stata l'unica donna che realmente ho amato (nella realtà non era una studentessa).
@Silver Silvan
Ha ragione, l'uomo ha da puzzà (e pure il nano).
Ma no! Deve farsi annusare solo la prima volta, se non vuole essere ri-fiutato!
@Silver Silvan
Ri-fiutato :-)
mi piace la musica che ascolti. ciao
Il mio prof di economia aveva chiamato il suo software
"Software Interattivo per La Valutazione d'Impatto Ambientale"
Lui diceva che era la figlia, ma tu mi hai insinuato il dubbio, non ci credo più. Oh!
Certo che Silvia spacca.
Pure Leopardi.
@antonypoe
Benevenuto.
In realtà millanto ascolti che non ascolto (erano solo citazioni funzionali al racconto).
@CirINCIAMPAI
Silvia in effetti come musa ispiratrice funziona.
Nell'acronimo del prof c'è un "per" di troppo.
bravo comunque :)
mi piace benevenuto. o è solo un errore di digitazione?
buon giorno
@antonypoe
Volevo scrivere benvenuto, ma in effetti benevenuto suona meglio :-)
Fattene una ragione. Sei un fottuto poeta.
((Ok.lo ammetto. Il fottuto potevo evitarlo...))
Buonaserata
@H P L
Poeta? Per un acronimo? :-)
Comunque grazie.
Prego, ma è vero. Il penultimo paragrafo di questo post è pura poesia. Poesia nanica. (No, seriamente, ammetto che all'inizio un po' ti prendevo in giro, ma in realtà sei davvero molto bravo a scrivere. Chissà se ti cimentassi con qualcosa di più serio - senza nulla togliere alla serietà dei tuoi attuali post, eh ;)
@H P L
Grazie ancora per l'apprezzamento.
Ho provato a scrivere un libro che giustamente non ha trovato pubblicazione.
Sulla donna della mia vita (in minuscolo questa volta) ho invece scritto un altro post che a mio parere è migliore di questo.
Se hai voglia di leggerlo è questo:
https://puronanovergine.blogspot.com/2015/12/favorevole-e-contrario.html
@ PNV
Carino ma ho preferito questo, ma sopratutto quello circa 4 post indietro datato 28 novembre 2015 (a giudicare dalla data del primo commento), della volra che un terremoto ti impedì di vincere il milione di € di virginio scotti. Esilarante :D
Buonaserata a tutte.
(Ps. Peccato per il libro. Io pagherei i soldi che non ho per leggerlo ahah)
@H P L
Quello del Milionario è forse uno dei primi scritti.
Avvisami quando avrai i soldi: lo pubblicherò solo allora :-)
Mi sono riletta il post segnalato. Signor PNV, le conviene darsi alla numerologia, mi dia retta. Lasci perdere lo zoodiaco,
http://www.visionealchemica.com/numerologia-il-numero-2-nel-destino/
@Anonimo
Grazie, ho dato un'occhiata al mio numero (6).
In parte mi ritrovo, in parte no (come per gli oroscopi).
Numerologia e oroscopi mi sa che sono fratelli di fregnacce :-)
Certo, sono d’accordo. Le pare che sia possibile individuare un numero così limitato di tipologie caratteriali, in sette miliardi e rotti di persone?
@Silver Silvan
No, è impossibile.
Con gli oroscopi si sono inventati l'ascendente (forse per aumentare le combinazioni potenziali) ma cambia poco.
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