Probabilmente
mi sono sbagliato, quella comparsa di alcuni pelucchi intorno alle
tempie non era l’annunciarsi di un rinfoltimento della mia chioma
castano, un tempo bionda, ma l’ultimo anelito di vita di capelli
che mi stavano lasciando.
Avrei
dovuto dedicargli una poesia, una canzone, un’ode d’addio, oppure
no, per quale motivo? In fondo si trattava di un semplice processo
naturale, ereditario, vista la calvizie del babbo e del nonno.
Per
qualche settimana ho creduto nella ricrescita, nell’inversione di
un processo che di norma porta al diradamento e alla scomparsa, poi,
quando la nuda pelle che ricopre il cranio si è mostrata, oltre
sulla zona temporale anche sulla sommità del capo, ogni dubbio è
svanito.
“Moreno”
mi chiede mamma “non sei dispiaciuto per quello che ti sta
accadendo? Tu, così giovane, giovanissimo, che perdi i capelli!
Perlomeno il papà ha atteso l’avvicinarsi dei quarant’anni. Che
ne dici se prenotiamo una visita da un tricologo?”
E
così, giusto per accontentare mia madre, mi sono presentato, in un
tiepido pomeriggio primaverile, nello studio del Professor
Chiomarelli, un corpulento e rubicondo dottore sulla sessantina, che
mi ha puntato una lampada inquisitoria sul capo, ha afferrato una
lente d’ingrandimento stile Sherlock Holmes e ha vivisezionato ogni
centimetro quadro del cuoio semi-capelluto.
“Alopecia
androgenica” la sentenza scontata “se vuole le posso prescrivere
delle lozioni di Minoxidil”.
“Come
desidera” gli ho risposto, non per fiducia nella cura, il mio
acconsentire serviva solo a certificare la statura professorale del
prescrittore.
Il
Minoxidil non ha sortito effetto alcuno, neppure un accenno di
peluria resuscitante, a dimostrazione che fra l’alopecia del nonno
(anni 30), quella del babbo (anni 70) e la mia (anni 90) di costante
vi sono state da un lato la forza di gravità che ha richiamato al
suolo le ciocche dei nostri peli e dall’altro l’impotenza medica
che avrebbe dovuto garantire un freno all’attrazione
gravitazionale.
“Neppure
il Minoxidil ha funzionato” il commento materno accompagnato da un
inumidirsi dei suoi occhi grigioverdi.
“Vero,
non è servito a molto, d’altronde la medicina in questo settore di
passi avanti ne ha fatti ben pochi” chioso, mantenendo
un’invidiabile imperturbabilità.
“Ma
come fai a essere così tranquillo? Se fossi al tuo posto mi
strapperei i capelli dalla disperazione!”
“Con
l’effetto di accelerare il processo. Non mi sembra una buona idea”.
La
mamma mi guarda stupita: “Giusta osservazione. L’ho sempre detto
che sei un bimbo intelligente.”
“Mamma,
ho 21 anni, confermo l’intelligenza, ma non sono più un bimbo. Lo
vedi, ho persino perso i capelli”.
“Capelli
persi” ripete mormorando fra sé e sé “capelli persi. E sì, non
sei più un bimbo. Ora sei un uomo, un uomo fatto e finito. Questa
sera il prosciutto cotto come secondo e i pomodori di contorno non te
li preparerò più io. Sono sicura che ci riuscirai da solo”.
Accetto
la sfida materna, è arrivata l’età adulta, penso sia giusto
prendersi delle responsabilità.
5 commenti:
Ma via che un ragazzo calvo ha sempre un suo fascino
Ho provato una lozione più sicura e consigliata
la chinina è di rigore ma la testa è ancor pelata, ancor pelata.
Coraggio amico, non ti disperar.
@Nia
Vero, per quanto all'epoca (sono passati un sacco di anni) il pelato non era di moda.
@fracatz
Chi(ni)nerò il capo per provare la lozione. Grazie del suggerimento.
Pelato, pelato, pelatoooo, così carino così educatoooo!
@Silver Silvan
:-)
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