martedì 21 novembre 2023

La Via Lattea

In prima fila, dietro il feretro, riconosco Alessandra, la sua caratteristica camminata e quel movimento con la mano destra a ravvivarsi i capelli, lunghi capelli neri sopra un viso smagrito (intravisto mentre si voltava alla sua sinistra per parlare con la zia), il trucco ad accentuare la magrezza dei lineamenti. Non è più l’Alessandra conosciuta da ragazzo, lei di qualche anno più piccola del sottoscritto, con il caschetto castano scuro, le guance paffuttelle, uno sguardo malizioso.

Piuttosto mi faccio suora...” mi aveva risposto quando le chiesi se voleva diventare la mia ragazza “… ma come, domandi pure il perché? PNV, sei un nano, nano e brutto per di più”. Come darle torto?!. La verità nella sua bocca faceva doppiamente male, l’evidenza estetica unita a un due di picche sanguinante. Non si è fatta suora, a certificarlo il tizio corpulento, alto, che le sta a fianco, il Pedrazzone, Giandomenico Pedrazzone di anni 56, un metro e 85 per un peso che occhio e croce supera i 100 Kg, colesterolo e glicemia oltre la soglia critica, problemi d’erezione (noi nani abbiamo lo “sguardo diagnostico”).

Il papà di Alessandra, l’89enne ragionier Giovanni Calcagno, è morto l’altro ieri, infarto fulminante. Era un arzillo vecchietto, fino a tre giorni fa. Abitava all’ultimo piano della Scala A, di fronte alla mia. Nelle notti primaverili ed estive, ma col tempo mite si spingeva fino a ottobre inoltrato, lo potevi vedere sul balcone, l’occhio incollato al telescopio che dai primi anni 70 aveva installato per osservare il cielo. Condividevo col Calcagno la passione per l’astronomia. Ricordo le chiacchierate che facevamo all’ingresso del palazzo, per me il ragioniere era una sorta di Piero Angela condominiale: i pianeti, le stelle, le galassie, l’universo, il Big Bang, i buchi neri… pendevo dalle labbra del signor Giovanni, la sua parlantina seducente ed eccitata nel descrivere le meraviglie del Cosmo. Non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli una sbirciatina con il telescopio, né lui me ne diede l’opportunità. Mi promise solo di regalarmi una cartina, una mappa della Via Lattea, alla prima occasione buona, che non venne mai.

Sul telescopio del Calcagno nacquero a dire il vero anche delle maldicenze, era la Castellucci della Scala C ad alimentarle, inserite persino all’ordine del giorno di un’assemblea condominiale dei primi anni ottanta, nella sezione Varie ed Eventuali. La Castellucci aveva chiesto la requisizione del telescopio con il quale, secondo lei, il Calcagno non osservava mica la Via Lattea, Proxima Centauri o la Costellazione dell’Orsa Maggiore, ma più prosaicamente la Bellantoni (quarto Piano scala D, la mia) nelle sere di giugno/luglio (ad agosto la Bellantoni andava in vacanza a Pietra Ligure), quando quella scostumata (definizione della Castellucci) era solita stirare sul balcone in mutandine e reggiseno. Il ragioniere si era difeso, le guance rosse d’indignazione, affermando che il puntamento del telescopio in direzione Bellantoni era apparente, il caso aveva voluto che il balcone della stiratrice discinta si trovasse in linea con il centro ideale della Via Lattea. “Ma quale Via Lattea, l’unico latte che vorrebbe osservare è quello che immagina sgorgare dalle tettone di quella poco di buono”. L’assemblea aveva votato contro la requisizione in netta maggioranza. Pure mio padre, con i 12 millesimi del nostro modesto bilocale, si unì alla difesa dell’interesse astronomico del Calcagno.

La Bellantoni è morta da poco più di cinque anni, il corpo fu ritrovato riverso a terra, sul parquet di casa sua, il rigor mortis l’aveva colta mentre impugnava con la mano sinistra, lei mancina, un ferro da stiro Rowenta con caldaia, dal costo di euro 249.99, in slip e reggiseno, la pelle raggrinzita da 75enne, il corpo magro, persa per sempre la rotondità accogliente dei suoi 30 anni. Da allora il Calcagno aveva riportato il telescopio in casa, ufficialmente per raggiunti limiti d’età, del possessore (stare fuori sul balcone la sera gli provocava dolori articolari) e del posseduto (il telescopio aveva le lenti segnate, rendendo difficoltosa una visione nitida del cielo), ufficiosamente alimentando il pettegolezzo della figlia della Castellucci (la madre morì d’indigestione da cassoeula, fatali le costine di maiale in un freddo gennaio dei primi anni duemila) erede dell’attività “sparlatoria” materna.

Occhio e croce il Pedrazzone dovrebbe schiattare fra una decina d’anni al massimo, se il trend di crescita circonferenza ventrale, iperglicemia e colesterolemia, dovesse proseguire inarrestabile. Defunto lui, potrei riavvicinarmi all’amata Alessandra, rinnovare una richiesta d’amore così brutalmente annichilita quarant’anni fa? Direi di no, l’Alessandra di oggi è del tutto irriconoscibile rispetto alla ragazza cerbiattosa e furbetta che ho conosciuto. No, lunga vita al consorte, possa prolungarsi per molti anni ancora la loro stanca unione. Una sola cosa chiederò invece alla figlia del Calcagno: la cartina della Via Lattea che il padre mi aveva promesso quando era un ragazzino amante dell’astronomia, dei misteri del Cosmo. Chissà se quella cartina esiste ancora, chissà se è realmente una mappa stellare o se, come immagino talvolta, la Via Lattea conservata gelosamente dal ragioniere non si riferisca alle accoglienti poppe della stiratrice Bellantoni?

5 commenti:

Davide CervelloBacato ha detto...

Posso dire? Posso?
Racconto meravigliosamente delizioso! Mi ha fatto tanto ridere, è scritto benissimo e scorre che è una bellezza! Bravo!

poison ha detto...

mi associo ai complimenti di CervelloBacato!

PuroNanoVergine ha detto...

@Davide CervelloBacato
@Poison
Grazie, mi fa piacere il vostro apprezzamento.
Il racconto l'ho scritto di getto, un'oretta, però lo avevo "macinato" prima, nei giorni scorsi, nella testa.

Filippo ha detto...

Dopo 40 anni dietro alla stessa donna... anime gemelle o solo stanchezza delle pippe?

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
E' stato un amore di gioventù, poi rivista saltuariamente perché veniva a visitare il babbo.

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