domenica 18 febbraio 2024

La neve e la carota

Raccolgo la carota caduta a terra, tracce di fanghiglia l’hanno insozzata, con la mano provo a ripulirla (il problema sarà poi lavarsi in qualche modo la mano prima d’arrivare in ufficio). La carota riacquista l’uniforme colore arancione. La inserisco delicatamente al centro della faccia del pupazzo di neve. Devo fare attenzione, il pupazzo mostra evidenti segni d’una fragilità che lo sta progressivamente indebolendo, un venir meno della sua integrità direttamente proporzionale all’aumentare delle temperature. Sembra passata un’intera stagione, ma non più tardi di sabato scorso una nevicata fuori tempo massimo aveva ricoperto le strade d’uno strato bianco compatto spesso almeno 10 centimetri. Passato il weekend l’esplosione di un'anteprima di primavera. La massima di martedì segnava 22 gradi. Dal bianco al grigiomarrone del fango. Sul pupazzo di neve (chi sarà mai l’autore?) erano sbocciate delle cicatrici, la primigenia simmetrica paffosità del corpo violata dal cedimento del lato sinistro, una silhouette ora sgraziata, prossima alla sparizione, la carota non più trattenuta nel volto a preannunciarne l’ineluttabile eclisse.

3 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Vada per la carota, ma il bastone dov’è?

Filippo ha detto...

Che nobile gesto.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Più che di bastoni siamo in epoca di manganelli.

@Filippo
Sono un nano dal cuore d'oro.

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