La gente ci osserva di sbieco, meravigliata nel vedere
cinque persone all’apparenza normali (anzi, uno quasi normale, il PuroNanoVergine,
e quattro suoi colleghi di lavoro)
addobbata in modo stravagante: giubbotti imbottiti, calze e calzoni in lana,
cappellino da montagna, guanti in pelle, mutandoni di cachemire (quelli non si
vedono, ma giuro, li indossiamo, nonostante il prurito alle chiappe).
Nulla di strano, degno di attenzione, che provochi
commenti ironici, se non fossimo al 18 Luglio.
32 gradi all’ombra, umidità 77%.
Gocce di sudore che rigano il viso, si accumulano sulle
ascelle, fanno aderire la maglietta della salute alla schiena, infiammano
l’interno pube, gorgonzolizzano i piedi.
No, non siamo ammattiti.
Immobili, sulla banchina della fermata autobus, attendiamo
il pullman aziendale che finalmente (ore 8 e 37) si profila all’orizzonte.
All’interno del mezzo, sulla sinistra, la figura in parte
nascosta dal parabrezza azzurro, siede l’autista dall’inconfondibile, per noi,
cappellino blu.
Lento, parcheggia il pullman a fianco del marciapiede per
poi aprire la portiera anteriore.
Poco prima di salire calco il cappello in testa e infilo
le mani nel giubbotto.
Dall’interno bus un vento siberiano mi colpisce dritto al
viso, le gocce di sudore si ghiacciano all’istante, evito di inspirare per non
compromettere la salute dei piccoli polmoni.
Il cappellino blu mi sorride mentre alza il volume
dell’autoradio: “Tu sei la mia… simpatia…” parole (e musica) di Raoul Casadei.
Rispondo sorridendo con un “Fottiti” che lui non sembra
comprendere.
Il corridoio centrale ha una moquette rossa che l’umidità
e la temperatura polare rendono scivolosissima.
Procedo lentamente, passo dopo passo, osservando la
formazione di stalattiti che pende dal tetto del pullman.
Vorrei sedermi nelle ultime file, ma mi tocca desistere
dal proposito: sono già occupate da casse di trote surgelate.
Mi fermo a metà strada (a distanza di sicurezza dalla
mazurka dell’autoradio che, dove mi trovo ora, è un sottofondo ancora
sopportabile).
Non faccio in tempo a poggiare le chiappe prudenti (participio
presente) sul sedile in stoffa (sdrucita) che sento, sotto lo stesso sedile,
una strana creatura lamentarsi, involontariamente colpita dal mio piede destro.
Un balzo, un’esclamazione di stupore e di spavento, un mio:
“Cazzo, ma non è il remake di Madagascar!”
Il pinguino esce allo scoperto e fugge disperato.
* * *
Il 18 Dicembre le stesse cinque persone attendono sulla
banchina l’arrivo del pullman.
L’abbigliamento sembrerebbe consono alla stagione (giubbotti
imbottiti, calze e calzoni in lana, cappellino da montagna, guanti in pelle,
mutandoni di cachemire, con annesso prurito) e in effetti lo è, fino all’arrivo
del bus (ore 8 e 37: CappellinoBlu è puntuale, ligio al ruolo di autista
aziendale).
Parcheggio del mezzo a lato del marciapiede, apertura
porta anteriore.
Dall’interno bus una folata di scirocco bollente mi
colpisce il viso, rigato all’istante da. gocce di sudore che, in pochi secondi,
si accumulano sulle ascelle, fanno aderire la maglietta della salute alla
schiena, infiammano l’interno pube, gorgonzolizzano i piedi
CappellinoBlu mi sorride mentre alza il volume
dell’autoradio: “È la mazurka di periferia…” parole (e musica) di Raoul
Casadei.
Rispondo sorridendo con un “Fottiti” che lui non sembra
comprendere.
Inizia l’opera di svestizione: tolgo cappello, guanti,
giubbotto, maglione, camicia, calzoni, calze di lane, scarponi.
Dallo zaino Invicta estraggo un paio di ciabatte da
spiaggia che indosso prima di affrontare il corridoio centrale ricoperto da una
fumante moquette rossa.
Un flash: PNV come Mino Damato, pronto a camminare sui
carboni ardenti.
Ciabatte, maglietta della salute e mutandoni in cachemire
che mostrano un evidente rigonfiamento puberale.
“Uei PNV, cos’è quella roba lì? Ha una pistola nelle
mutande o è solo felice di vedermi?” la domanda in stile Mae West della poco
ingenua signora Monegaschi, la tettona del marketing che mi sorride sballonzolando
il bikini mostra poppe.
“La seconda che ha detto, signora Giulia, la seconda!” nonostante
i 45 anni di verginità (sono una bomba al testosterone pronta ad esplodere alla
minima sollecitazione sessuale) le ho mentito, sicuro che lei confidi nella mia
purezza (e sincerità).
Il breve dialogo è interrotto dal profumo di uova fritte
che il ragionier Burlandi ha da poco finito di cuocere sul sedile a fianco il
suo (vi sieti chiesti perché ho tenuto i mutandoni in cachemire? Meglio il
prurito dell’ustione).
* * *
In questo alternarsi di gelo artico e canicola sahariana
lui, CappellinoBlu, il conducente dal Q.I. non pervenuto, rimane
imperturbabile.
Guida con calma il pullman dal parabrezza azzurrino,
ascolta le cassette targate Raoul Casadei, sorride ai cinque sventurati che non
possono fare a meno della navetta aziendale (incapace di decifrare dal mio
labiale un inequivocabile “Fottiti”), aziona il riscaldamento o il
raffreddamento con le manopole (rossa la prima, azzurra la seconda) che ha sul
cruscotto del bus, portandole sempre al massimo livello, causa del calore
insopportabile d’inverno e d’un altrettanto insostenibile freddo nei mesi
estivi.
La tortura climatica che va avanti da diversi anni
potrebbe proseguire a oltranza, se non fosse che il PuroNanoVergine, ormai
prossimo all’andropausa, abbia deciso che sia giunta l’ora di porvi fine, di
dire stop, un bel BASTA a lettere maiuscole, di usare l’arma segreta che la
signora Monegaschi ha giustamente indicato essere una pistola (convinta però
che non lo fosse).
* * *
Le ultime cazzutissime note di “Ciao mare” (indovinate voi l’autore) hanno da poco
terminato di perforare i miei delicati timpani.
Mi alzo dal sedile, aggiusto il “pacco” metallico che
porto nei mutandoni di cachemire e mi incammino lento, ma deciso, lungo il
corridoio (la moquette rosso abbrustolita rende difficoltosa la traversata).
CappellinoBlu, col consueto sorriso idiota che scarrozza
lungo le desolate valli della periferia urbana, muove l’ampio volante del
pullman.
Non si è accorto del nano armato che decide di presentarsi
con un leggero toc toc sulla spalla destra.
PNV Accosta.
CappellinoBlu Come?
PNV Premi il freno e
parcheggia il bus.
CappellinoBlu Ma
non ci penso proprio! Io vi devo portare in uffi… gulp!!
Fa sempre uno strano effetto la mia Smith & Wesson
686.
PNV Ti piace?
CappellinoBlu La
prego, abbassi quella canna
PNV Non è una canna
qualsiasi, imbecille. È una Smith & Wesson 686.
Le sue mani iniziano a tremare mentre aprono il cassetto
del cruscotto per estrarre un portafoglio in pelle marrone.
CappellinoBlu Tenga,
è tutto quello che porto con
PNV Non è una rapina
qualsiasi, demente. Devo solo farti una richiesta.
CappellinoBlu Quale?
PNV Hai presente quelle
due manopole?
Con la canna del revolver indico il condizionamento.
CappellinoBlu Certo.
Una serve per riscaldare e l’altre per raffreddare.
PNV Esatto. Ora fammi
vedere come sei bravo a manovrarle.
Cappellino Blu con la mano destra, dal tremore meno
evidente, porta da MAX a 0 la manopola rossa e subito dopo da 0 a MAX quella azzurra.
CappellinoBlu Ho
fatto come mi ha detto.
PNV Riaccendi il caldo e
spegni il freddo.
Manopola rossa MAX, azzurra 0.
CappellinoBlu È
con… con… contento?
PNV No, che non lo sono,
deficiente.
Nel suo sguardo il vuoto assoluto.
Provo, inutilmente, a colmarlo.
PNV Quelle cazzo di
manopole si accendono e si spengono, ma non sei obbligato, porca di quella
troia impepata, a portarle dallo 0
a MAX e viceversa. Non puoi farci crepare di caldo
d’inverno e di freddo d’estate Esiste ANCHE
una regolazione intermedia!.
CappellinoBlu Lo
so.
PNV Lo sai?
CappellinoBlu Sì,
lo so. Ma non è più come una volta.
PNV ?
CappellinoBlu Prima
che inventavano i computer.
PNV ??
CappellinoBlu E
quella storia del mondo che funziona tutto in binario.
PNV ???
CappellinoBlu Cioè,
o scegli 0 o scegli 1. Ha
capito?
PNV ????
CappellinoBlu In
questo caso On-Off.
Sorridendomi, la mano di nuovo sulla manopola rossa.
CappellinoBlu Vede?
0 e la spengo, 1 e la accendo. Mica mi posso fermare a 0,5. Non esiste al
giorno d’oggi lo 0,5. È un mondo binario.
PNV Davvero?
CappellinoBlu Davvero!
Breve nano riflessione e poi…
PNV Pensa che prima di
questa spiegazione, perché di spiegazione trattasi, per quanto da mongoloide
non redimibile, avrei voluto procurarti un lieve dolore al piede destro, ma, se
devo stare alle tue parole, al mondo binario, allo 0 e all’1, mi sa che questa
scelta non sia più percorribile.
Nel suo sguardo il vuoto assoluto.
Provo, questa volta utilmente, per lui si intende, a
colmarlo.
PNV Voglio dire che data
in input la mia Smith & Wesson 686, un autista minorato da punire, un 1 che
corrisponde all’autista ancora vivo e vegeto, uno 0 come unica alternativa,
dove lo 0, nello specifico, non può non coincidere con l’autista morto
stecchito, beh, insomma, ci siamo capiti.
Terminata la frase, Raoul Casadei prova ad accennare “La
ballata del camionista”, ma il primo proiettile della mia Smith & Wesson lo
zittisce.
CappellinoBlu inizia a singhiozzare, odore di urina nei
lindi pantaloni d’autista.
PNV Non piangere. Ci sarà
Raoul Casadei a tenerti compagnia.
Abbasso il grilletto del revolver, glielo punto alla
tempia, lui chiude gli occhi, il sorriso non accompagna più l’espressione
ebete, la solita ebete espressione, poi premo il grilletto, un istante dopo
aver rivolto la canna verso il piede destro della mia vittima.
CappellinoBlu e gli
ululati di dolore.
PNV Sei fortunato. La tua
spiegazione non mi ha convinto. Non esiste un mondo reale che sia solo binario.
Questo vale per quelle fottute manopole così come per la tua inutile pellaccia.
E ora riparti.
CappellinoBlu Ma
non posso! Il piede!!
PNV Riparti, cazzo!
Mi volto per tornare al posto, il motore del pullman
inizia a bofonchiare, reinfilo la
Smith & Wesson 686 nei mutandoni.
Avanzo con circospezione lungo il corridoio ancora fumante
e raggiungo il sedile della signora Monegaschi.
Lei mi guarda negli occhi, poi abbassa lo sguardo sul
rigonfiamento in cachemire, per tornare a fissarmi.
Scuote la testa e sussurra un:
“Mi ha mentito.”
Nelle sue parole, una nota di amarezza.
8 commenti:
Ma povera collega arrapata ... Pure lei, che megalomane! Poteva procurarsi un'arma da borsetta, almeno poteva svicolare con la scusa del pistolino!
Curioso e spassoso post. Manco a farci apposta, proprio stamattina parlavo di impianti di riscaldamento e di raffreddamento col nipote ingegnere. Mi ha detto che ora vogliono tutti quello a pavimento che consente di scaldare o raffreddare la temperatura delle stanze grazie all'immissione di acqua calda o fredda nelle tubazioni sottostanti. Geniale! Peccato che le abitazioni moderne siano diventate una sorta di bunker antiatomico sigillato con silicone e finestre che non fanno passare uno spiffero. Dopo un po' l'umidità regna sovrana, all'interno delle stanze, con produzione di goccioloni vari. Io, col mio vecchio metodo, finestre all'ombra spalancate/finestre al sole chiuse con tapparella spinta in là, mi sono sentita un genio!
Non avrei raccontato questa cosa, se non mi fosse sembrata strana la coincidenza dell'argomento trattato in questo post. Signor PNV, lei è mio nipote? In caso contrario, a che ora scrisse questo post?
La gorgonzolizzazione dei piedi diventerà un modo di dire di famiglia, grazie a te.
Rende perfettamente l'idea.
Bel racconto :)
@Silver Silvan
Mi spiace, ma non credo di essere un suo nipote in incognito ;-)
Il post lo scrissi molto tempo (meteorologico) fa (non ricordo esattamente quando).
@mafalda
Spero solo sia un modo di dire e non un problema concreto :-)
Grazie per l'apprezzamento.
PNV inferocito
manca un me al cappellino blu
tenere a zero entrambe le manopole avrebbe potuto evitargli la perforazione dei piedi?
ciao
Sulla questione dell'abbigliamento estate/inverno pensavo di essere scema io...
Stessa cosa! Dove lavoro, d'estate sono -18° e quindi scarpe chiuse, pantaloni lunghi e maglia lunga (meglio se di lana). D'inverno tocchiamo i +32 e quindi short, canotta e infradito.
Il problema è fuori di qui, quelli che ti guardano pensano che stai male grosso! :) un bacio
@yetbutaname
Sì, l'avrei risparmiato.
Ciao.
@Sara Scavolini
L'area condizionata a palla o il riscaldamento equatoriale sono problemi diffusissimi (bus, metro, centri commerciali...).
In molti si lamentano, invano.
Baci e abbracci.
Mi piace come sceneggi, PNV. Hai senso del ritmo...:-)
@Ariane d'Auble
Grazie per il complimento.
Cerco di avere senso del ritmo (ma anche del ridicolo :-))
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