Immunia

Il mese di giugno è filato via senza intoppi.

La domenica, un simbolo sullo smartphone mi avvisava del consueto report settimanale, consueto nel ribadire il verdetto: “Non hai incrociato soggetti positivi al Covid-19” (e ti credo, barricato in casa, unica uscita il martedì mattina, poco dopo l’alba, per una rapida spesa all’Esselunga con mascherina, guanti e parastinchi: difficile infettarsi).

Da luglio però qualcosa si deve essere inceppato.

La prima domenica il responso ripeteva “Non hai incrociato soggetti positivi al Covid-19” aggiungendo però che “Il consumo esagerato di creme spalmabili al cioccolato determina un aumento dei livelli glicemici e un conseguente rischio di sviluppo del diabete di tipo 2. I pazienti affetti da diabete sono più suscettibili a subire conseguenze pesanti derivanti da Covid-19”.

Ora, non sono un medico, non ho idea se la Nutella (ebbene sì, un barattolo da mezzo chilo volatilizzato i primi di luglio) porti al diabete e se il diabete, unendosi al Coronavirus, mi faciliti una morte prematura. Non lo so, mi chiedo solo come Immunia (così ho rinominato l’App Immuni) mi abbia scoperto con le mani nella marmel… Nutella.

Senso di colpa (e una leggera nausea per dieta a base di cioccolato e nocciole) hanno ridotto il consumo della famosa crema spalmabile del 92% (un cucchiaino la sera, dopo cena).

Orgogliosa attesa della sentenza nella seconda domenica di luglio.

“Non hai incrociato soggetti positivi al Covid-19. Consumo morigerato di cioccolato misto a nocciole, ma scarsa se non inesistente attività motoria. Un sistema cardiocircolatorio non allenato rende un individuo meno resistente a problemi di scarsa ossigenazione derivanti da un potenziale infezione da Covid-19”.

Ora, non sono un medico, immagino che correre faccia bene (per quanto più impegnativo rispetto a restarsene stravaccati sul divano tutto il giorno seguendo dal primo mattino fino a mezzanotte le televendite di QVC), che avere cuore e polmoni allenati mi renda più resistente al Coronavirus, ma detto questo, mi infastidisce che un’App nata per proteggermi, tenda a esondare rispetto alla sua funzione primaria.

Senso di colpa unito a quel certo non so che di inutilità nel seguire le televendite di QVC, perlomeno quando propongono prodotti per la bellezza (io, nano irrimediabilmente cefalo), per i capelli (io, nano sconsolatamente pelato), per l’eliminazione della cellulite (io, nano con glutei e cosce prive di buccia d’arancia… almeno un pregio concedetemelo) mi spingono a corricchiare nel parco vicino casa tutti i giorni, mezzora prima di cena.

Orgogliosa attesa della sentenza nella terza domenica di luglio.

“Non hai incrociato soggetti positivi al Covid-19. Consumo morigerato di cioccolato misto a nocciole, discreta attività aerobica, ma l’ascolto dell’intera discografia di Riccardo Cocciante può indurre ad abbassamento del tono dell’umore con conseguente calo delle difese immunitarie, mai come oggi indispensabili ad affrontare le insidie del Covid-19”.

Ora, non sono un medico, ammetto che le canzoni di Cocciante non ispirino ottimismo (da ragazzo amavo ascoltarle nei pomeriggi piovosi di ottobre/novembre mentre, in ginocchio su un tappeto di chiodi, mi fustigavo la schiena nuda e gorgheggiavo “Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il sale, perché Margherita è il vento e non sa che può far maleeeeee!!”) ma da qui a ipotizzare un effetto ammosciante del mio sistema immunitario e una vittoria per KO alla seconda ripresa del Coronavirus, ce ne passa.

La malefica Immunia non mi risparmia l’ennesimo senso di colpa, Cocciante viene cestinato, al suo posto un ascolto del live a Pompei dei Pink Floyd (primi anni 70) con gli assoli di David Gilmour alla chitarra a energizzarmi.

Orgogliosa attesa della sentenza nella quarta domenica di luglio.

“Non hai incrociato soggetti positivi al Covid-19. Consumo morigerato di cioccolato misto a nocciole, discreta attività aerobica, sostituzione opportuna di Cocciante con i Pink Floyd, ma la pratica onanistica ossessiva e reiterata, osservando improbabili accoppiamenti su Pornhub, può causare cecità e impedire di vedere per tempo la presenza e la fatale minaccia del Covid-19”.

Mo’ basta!

Passi la sadica tendenza alle profezie iettatorie (le corna con le due mani, una resta d’aglio per immunizzarsi dall’App portasfiga), ma accettare che Immunia entri pesantemente a gambe tese modificando lo stile di vita, questo no!

Vita già triste di suo, la mia: privata della Nutella, delle ore spaparanzato sul divano per assaporare le televendite di QVC, dell’ascolto in sottofondo dell’intera discografia di Cocciante, dell’abbandono a pratiche autoerotiche per regalarmi un relax che neppure 50 gocce di Lexotan garantiscono, insomma, questa vita, senza le mie malsane e riprovevoli abitudini, mi vedrebbe di sicuro più forte, nel fisico, nello spirito, pronto a confrontarmi con il Covid-19 in tutte le sue varianti, ma triste, sconsolato, spaesato, con un senso di colpa, non instillato da un’App moralista, per aver tradito la mia natura ontologica (non conosco il significato di ontologia, ma in un post di un certo livello qualche vocabolo, di quelli che incutono rispetto, non può mancare).

E così, dopo l’ennesimo ditino alzato di Immunia, decido di prendere in mano lo smartphone, di cliccare su “Applicazioni”, di scorrere con l’indice della mano destra l’elenco dei programmi installati, di cliccare sulla mia insopportabile fustigatrice, di selezionarla e di premere il pulsante “Disinstalla”.

Affronterò il Covid senza il suo prezioso aiuto, da iperglicemico, con cuore e polmoni affaticati, l’umore basso, una cecità causata dalle pippe a manetta.

Affronterò il Covid con tutti i miei limiti e le mie bassezze (da nano).

Lo affronterò… e che vinca il migliore!