mercoledì 21 settembre 2022

Quando c'era Lui

Al binario 4 della stazione di Domodossola, Ferrovie Nord, il monitor segna un ritardo di 10 minuti del locale delle 17 e 26, Milano – Camnago Lentate.

Lasciate ogni speranza voi che Lentate” avrebbe chiosato il Sommo, i binari a sostituire i gironi danteschi.

Eh sì che il treno ha da percorrere una sola fermata, da Cadorna che è il capolinea, a Domodossola, per poi proseguire con Bovisa, Affori, Bruzzano… fino a destinazione finale.

Passeggio avanti e indietro sulla banchina contando i passi, testa bassa, osservando le punte delle mie scarpe, i piedi che alternativamente poggiano sulle piastrelle beige, la luce al neon in pieno giorno, siamo all’interno di una galleria, l’aria afosa d’inizio agosto che accentua il disagio, la sudorazione che rende appiccicosa la t-shirt al mio corpo, chiazze ascellari di bagnato sulla camicetta rosa di una signora corpulenta poco distante da me.

Una ragazzina chiacchiera ad alta voce con lo smartphone, avvisa casa che no, non arriverà per le 6, è probabile che non prima delle 6 e mezza, 6 e un quarto se tutto andrà bene.

Non andrà bene.

Il ritardo è salito a 14 minuti.

La signora dalla camicetta rosa ha estratto un ventaglio in cotone dai colori arcobaleno e se lo sventola muovendo decisa il polso della mano destra.

Con nonchalance proseguo nella mia rassegnata camminata e mi avvicino al suo sventaglio, una leggerissima brezza mi accarezza la pelata, rallentando la discesa delle gocce di sudore che si erano formate sulla fronte, pronte alla caduta verticale lungo il viso.

Sguardo minaccioso della Pink Lady, come a dire “che fai, scrocchi la mia aria?”

Abbasso gli occhi, colpevole, e mi allontano, sfioro il limite della banchina, protendo il corpo un poco in avanti in direzione Cadorna, nella speranza che all’orizzonte si profili una locomotiva.

Speranza vana.

Dal monitor è scomparsa la segnalazione del ritardo, sostituita dall’enigmatica scritta elettronica “Treno per Camnago – Lentate?”.

In effetti il dubbio viene.

Non solo che il treno per Camnago – Lentate si possa finalmente palesare in lontananza, no, il dubbio è di natura superiore: può Camnago – Lentate aspirare a essere capolinea di una tratta ferroviaria?

Non è che il ritardo, che si ripete costante, giorno dopo giorno, a qualsiasi ora, sia un segnale, un segnale ferroviario, che il treno non ce la può fare, non trova una motivazione che una per spingersi fino a Camnago – Lentate?

Riottoso a sprecare energia elettrica per toccare un paesino di 3 mila abitanti, galline incluse, il treno parte controvoglia da Cadorna, prosegue a passo di lumaca incurante dell’esasperazione di chi lo attende, fermata dopo fermata, quasi a voler dissuadere i potenziali passeggeri dal salirvi.

Dubbi filosofici che vengono interrotti da un: “Quando c’era Lui i treni arrivavano in orario!” esclamazione perentoria a volume sostenuto di un tizio sulla sessantina, un riporto di capelli grigi che gli incornicia il volto, in mano una copia di Libero, impugnata con presa energica, manganellesca.

In orario sì, ma fino a Camnago – Lentate?

Non ho risposta al quesito, non sono uno storico.

E comunque a fine settembre, a dar retta ai sondaggi, dovremmo avere un governo che in quanto a puntualità dei treni non ci deluderà”, mi vien da pensare con un lieve sorriso sulle labbra.

Di nuovo mi protendo dalla banchina e… no… non è possibile… vuoi vedere che finalmente… pur con l’enorme ritardo accumulato (mezzora, sono le 17 e 56!)… una locomotiva appare all’ingresso della stazione… una locomotiva dai colori bianco–verde pisello… che avanza spavalda... non sembra tradire la stanchezza e la malavoglia che le avevo attribuito.

Fra un minuto si fermerà davanti a noi, passeggeri sudaticci e rassegnati, giusto il tempo di percorrere gli ultimi 150 metri del binario 4.

Alzo lo sguardo per controllare il monitor, a cercar conferma che quello è il nostro treno, destinazione Camnago – Lentate, dopo aver toccato Bovisa, Affori, Bruzzano… e vedo invece un… un incomprensibile… ma no, come può essere che… vedo un... “Treno per Littoria, 17:57”.

Il tipo dal riporto volitivo si colpisce la coscia destra con la copia di Libero, le gambe pronte a salire con atletica e patriottica agilità sul vagone di testa.

Io deglutisco a fatica, non tanto per l’inconsueta destinazione, quanto per l’angosciante puntualità. 

8 commenti:

Filippo ha detto...

Mio padre diceva sempre che certi treni regionali si fermano a qualsiasi casetta dove c’è fuori un tavolino.

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
Suggestiva come spiegazione.

Silver Silvan ha detto...

Quando cera Liù …

https://www.youtube.com/watch?v=kgtHqM9Y3UY

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Somiglia un po' a Giorgina.

Silver Silvan ha detto...

E chi sarebbe Giorgina?! Sarà mica quella che si è presa la sua verginità!

Silver Silvan ha detto...

P.S. immagino che lei si aspetti che i treni siano puntuali, d’ora in poi …

Silver Silvan ha detto...

Che testa, è LEI, Giorgina … abbia pazienza, bisogna abituarcisi.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Sì, Giorgina è lei.
Sui treni puntuali è il post che ne parla.

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