sabato 12 ottobre 2024

Un Natale lipogrammatico

Giunto al secondo, coscia di pollo con contorno di patate arrosto, la tentazione di cingere le mie mani intorno al collo di Zio Mauro era desiderio improrogabile. Lo zio era affetto da una malattia più pestilenziale del colera, la logorrea, malattia che lo portava ad ammorbare i poveri commensali che avevano la sfortuna di condividere con il vecchio Mauro il pranzo di Natale. Non aveva smesso un attimo di aprire quella bocca, sdentata in parte, per commentare in primis le notizie del TG trasmesso dalla tv di casa, inanellando una serie di commenti razzisti e qualunquisti, imprecando contro immigrati, politici, leader mondiali, profughi, guerre… per poi proseguire con lo sparlare dei parenti e degli amici assenti al pranzo (immagino ben contenti di evitarlo).

Con lo sguardo la cercavo come a dirle, con espressione di rimprovero: “Guarda cosa sto sopportando pur di starti vicino”, ricerca vana perché lei non incrociava mai i miei occhi, eppure l’avevo di fronte, al suo fianco l’anziana madre che ogni tanto mi scrutava per capire se avevo le qualità di un potenziale genero.

* * *

E pensare che solo due giorni prima, l’antivigilia, mi ero speso per convincerla a non accettare l’invito dei genitori per il pranzo natalizio, lo trovavo di una banalità sconcertante, il cedere a un’usanza, un arrendersi alle consuetudini più ovvie, che stonavano con la nostra relazione, nata da poco, circa tre mesi prima, che del non cadere nello scontato si era fatta vanto.

Le avevo proposto un Natale lipogrammatico.

Un cosa?” stupore sulle sue labbra.

Un Natale per esempio privo di A”
“Di A?” nei suoi occhi il timore di essersi messa con un deficiente.

Voglio dire, un Natale dal quale è bandita la lettera A”
“Ah”

Ti faccio un esempio, mi raccomando, fai attenzione alle parole che pronuncio”

“…”

Che ne dici di un 25 dicembre soli, io e te, distesi nudi sul letto, sesso come se non ci fosse un 26 prossimo futuro, sfiniti e felici, per sempre uniti, indissolubilmente, due corpi distinti, un unico spirito?”

Ora ho capito” il sorriso, segno di complicità.

Certo di averla convinta ero uscito dalla camera da letto per tornare in salotto, un bicchiere di Jack Daniel’s in mano, io sul divano, i Pink Floyd nello stereo.

Invece… il mattino del 24 mi ero svegliato, solo, lei lavorava pure la vigilia ed era già uscita di casa. Sul tavolo della cucina un biglietto:
“Ho pensato alla proposta da te avanzata poche ore fa, ma credo che sarebbe cosa non buona che mamma e papà non possano godere della nostra presenza a Natale. Che sofferenza per loro! Sul sesso? A Santo Stefano avremmo tempo per recuperare…”

Irritato avevo acceso lo smartphone, un suo messaggio su Whatsapp: “Ti è piaciuta la mia liporisposta senza la I?”

* * *

77!” la madre teneva in mano il sacchetto coi numeri della tombola.

L’anno della contestazione!” il mio commento

Lo zio Mauro a guardarmi perplesso: “L’anno di cosa? Il 77 sono le gambe delle donne. Certo che sei un tipo un po’ particolare”. Quel darmi del tu etichettandomi con l’aggettivo “particolare”, pronunciato con una smorfia della bocca e un stringere a fessura gli occhi, segnava la definitiva inclusione del sottoscritto nell’alveo del nucleo famigliare. Ero contemporaneamente accettato nel gruppo e, in virtù di questo, divenivo oggetto delle critiche dell’insopportabile logorroico.

Non avevo risposto all’osservazione, del tutto inutile ribattere a Mauro con il rischio di rimanere invischiato in una conversazione fra sordi. Mi ero limitato a un sorriso di circostanza e, nell’alzarmi, fingendo di dover svuotare la vescica seduta stante, mi ero incamminato nel corridoio, destinazione bagno. Una volta entrato, la cerniera dei pantaloni slacciata, il pisello pronto alla minzione (per quanto non impellente avrei sicuramente fatto pipì), mi bastarono pochi secondi per giungere alla decisione irrevocabile: la nostra storia non aveva un futuro, mai avrei ceduto alla piattezza tipica d’una relazione convenzionale.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Signor PNV, lei è un tipo pieno di lati nascosti e ora so anche cosa ci nasconde. Le vocali! Quei due, però, qualcosa in comune ce l’avevano: inventarsi un espediente linguistico ed esclusivo per comunicare non è roba per tutti, basti pensare a quelli che ormai si esprimono (a milioni) solo con le faccine. Un vero peccato mandare tutto all’aria per uno zio destinato a soccombere in breve tempo, non crede?

fracatz ha detto...

che suoni, che vocali, che fantasia, uno così potrei proporlo come ministro degli acculturati qualora un domani il mio partito degli under 70.000 facesse presa nei cervelli del nostro caro, amato, generoso, variegato, immaginifico bobbolo

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Lo zio era solo la personificazione (logorroica e insopportabile) di una adesione alle convenzioni. Da lì la rottura della relazione, ahime

@fracatz
Ma il ministro degli acculturati attuali è imbattibile in quanto a fantasia.

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