Giro e rigiro l’oliva infilzata
dallo stuzzicadenti, la lascio sgocciolare con calma per poi portarla alla
bocca, inghiottirla, godendo con voluttà del suo sapore dolce e delicato.
È la 27esima.
L’ultima del primo vasetto (a
breve aprirò il secondo).
Una media di un’oliva ogni dodici
minuti.
Posso trascorrere giornate
intere, dall’alba al tramonto, in questo modo, se non settimane, mesi, anni,
una vita intera e oltre…
E pensare che fino a qualche anno
fa non le sopportavo proprio.
Ne addentavo una, con circospezione,
per poi sputarla schifato.
Un’avversione dovuta al nostro
primo incontro.
* * *
PNV in versione studentello di
terza media.
Le due del pomeriggio.
Torno a casa col morale
bassissimo, un morale che striscia sul pavimento, a mo’ di pattina.
Ho sorpreso Tamara, colei che
credevo sarebbe diventata la donna della mia vita, per ora semplice compagna di
classe inutilmente desiderata, in atteggiamenti inequivocabili con Tibburzio,
il bellimbusto della III A.
Le mani di lei che frizionano
furiosamente i ricci neri di lui; le mani di lui, la destra per la precisione,
che sfrucugliano le tette di lei.
Il tutto condito da una full
immersion slinguatoria da guinness dei primati dell’Istituto.
Entro in cucina, mi siedo in attesa del pranzo materno.
Immagino essere la solita
minestrina di riso di brodo di dado Star.
Invece…
Mamma Oggi
PNV ho deciso di prepararti qualcosa di diverso.
PNV (testa bassa per nascondere la tristezza, sussurro
un) Cosa?
Mamma Penne
alle olive. Sono sicura ti piaceranno.
La frase anticipa il piatto di
pasta.
Le penne le conosco, si tratta di
verificare la new entry verdastra che le accompagna.
Ne assaggio un piccolo pezzetto.
E lo sputo.
* * *
Non era colpa delle olive in sé.
Il rifiuto era dettato dal mio
stato d’animo.
Se il destino (sotto le sembianze
di una mamma apprensiva) mi avesse proposto patatine fritte, probabilmente
avrei reagito allo stesso modo.
E invece furono le olive a farne
le spese.
Finché, dopo quasi un quarto di
secolo di repulsione totale…
* * *
PNV in versione impiegatuccio di
terza categoria.
Le due del pomeriggio.
Torno col morale che striscia
tuttora sul pavimento (lucidissimo dal tanto strisciare).
Entro in cucina, mi siedo in
attesa del pranzo materno.
Immagino essere la solita
minestrina di riso di brodo di dado Star.
Invece…
Mamma Scusami
PNV, sono stata due ore al telefono con la Signora Gianduiotti
e non ho fatto in tempo a prepararti la minestrina di riso.
PNV Chissà che imperdibile pettegolezzo doveva riferirti la Gianduiotti?
Mamma Imperdibile.
Senza dubbio. Ti ricordi di Tamara, quella tua compagna delle medie che
PNV (fingendo indifferenza mentre il cuore pompa a mille)
Vagamente.
Mamma Ma
sì, quella che ha sposato quel bellimbusto del Tibburzio, il figlio dei De
Cesaris, che ora ha aperto un’officina
PNV Vabbè, cosa è successo a questo Tibburzio e alla
moglie Tam… Tam…?
Mamma Tamara.
Si sono mollati. La
Gianduiotti mi ha detto che il Tibburzio la tradiva con la
fruttivendola di Via Taralli, la
De Pisis, quella con le tette rifatte, color melanzana. Lei,
cioè Tamara, li ha beccati un giorno che era andata dal marito, nell’officina,
e insomma, lui alla De Pisis stava facendo, come dire, “il tagliando”. Non so
se mi sono spiegata.
PNV (fingendo indifferenza mentre il cuore pompa a mille)
Vabbè, però taglia corto. A me ‘ste storie di corna non interessano. Mi
interessa solo di esser rimasto senza pranzo.
Mamma Se
vuoi, mi sono avanzate delle penne alle olive che mi ero cucinata, ma a te le
olive
PNV Dammele!
* * *
Non era merito delle olive in sé,
se avevo divorato il piatto con estrema goduria.
Un’autentica indescrivibile
extasy del palato.
Quel che il destino (sotto le
sembianze di una mamma apprensiva) mi aveva tolto, ora me lo aveva ridato.
* * *
Il passaggio dal rifiuto totale a
una vera e propria dipendenza per le olive dimostra che nulla è eterno, persino
la convinzione più radicata può venir meno, è possibile un’inversione di 180
gradi, anche improvvisa (non sull’A4, comunque).
Mai dire mai.
Quello che vale per delle
semplici olive verdi può estendersi agli esseri umani.
Alla Tipa Alternativa, per
esempio.
La donna grazie alla quale
detengo tuttora il record mondiale per il più rapido due di picche nella storia
dei due di picche: 1 min 19 sec.
Se consideriamo le olive, più
precisamente il desiderio o meno delle medesime, come metafora, e se
sostituiamo alle olive il sottoscritto e al sottoscritto la Tipa Alternativa,
il record mondiale viene meno, anzi, il record permane, ma il suo effetto
svanisce, ovvero le mani della Tipa Alternativa frizionano la mia lucida pelata
mentre la mia mano destra sfrucuglia le sue tette.
* * *
Mi viene il dubbio che non
trattasi di metafora, potrebbe essere un’altra figura retorica, una
similitudine, o forse no, le figure retoriche sono da escludersi, siamo nel
campo dell’equivalenza o di un parallelo.
Poco importa.
Ho sempre avuto problemi con le
figure retoriche e con le donne (problemi risolvibili: per le prime c’è
Wikipedia, per le seconde… problemi quasi sempre risolvibili).
Quel che conta sono le mie mani,
la destra per la precisione, sulle tette della Tipa Alternativa.
Verifichiamo ora l’esattezza
della mia ipotesi.
* * *
Tipa Al. Non
vedo perché dovrei accettare l’invito per l’aperitivo.
PNV Innanzitutto per la mia incantevole presenza.
Tipa Al. Motivi
più validi?
PNV Perché preparano un Sherry Dry Martini favoloso.
Tipa Al. (dubbiosa)
PNV Il Sherry Dry è impreziosito da un’oliva tagliuzzata.
Non ti dico che bontà. Pensa che a me un tempo le olive facevano schifo, poi ho
cambiato idea. Una sorta di inversione a U.
Tipa Al. Cosa
c’entra l’inversione con l’invito di stasera?
PNV C’entra perché (arrossisco) così come io schifavo le
olive per poi pentirmene e convertirmi, ora le adoro e anche tu, stasera, dopo
l’aperitivo, potresti “convertirti”.
Tipa Al. Cioè?
PNV Rinnegare il due di picche dell’altra volta. Io come
un’oliva. Tu nei miei panni. Insomma, la faccio breve, la storia delle olive è
un pretesto, una metafora, una similitudine, un’equivalenza, per dire che noi
due, se mi passi il parallelo.
Tipa Al.
A proposito di metafore o similitudini o equivalenze (n.d.a. anche la Tipa Alternativa
ha problemi con le figure retoriche e… no, con gli uomini no) o paralleli, sì,
i paralleli, anzi, le parallele, intese come rette, fanno giusto al caso, le
preferisco rispetto a delle olive per l’aperitivo.
PNV Cioè?
Tipa Al. Io
sono la prima retta parallela. Me ne vado dritta dritta per via Bava Beccaris,
via Crispi, via Giolitti, via Matteotti, esco dalla città, prendo la statale,
sempre dritta, cambio provincia poi regione, varco il confine, bye bye Italia,
avanti imperterrita, Europa, pianeta Terra, sistema solare, via Lattea,
proseguo nella mia rettitudine, supero Andromeda…
PNV E io?
Tipa Al. Tu
sei la seconda retta parallela. Te ne vai dritto dritto per via Bava Beccaris,
via Crispi, via Giolitti, via Matteotti, esci dalla città, prendi la statale,
sempre dritto, cambi provincia poi regione, varchi il confine, bye bye Italia,
avanti imperterrito, Europa, pianeta Terra, sistema solare, via Lattea,
prosegui nella tua rettitudine, superi Andromeda…
PNV Che bello! Io e te vicini, via dopo via, città dopo
città, provincia dopo provincia e poi nazione, continente, pianeta, sistema
solare, galassie, l’universo intero!
Tipa Al. Vicini,
ma non troppo. Due rette parallele, dovresti saperlo, non si incontrano mai.
PNV Se non all’infinito.
Tipa Al. È
vero, ma prima di arrivare all’infinito sai quanto tempo potrebbe passare?
PNV Quanto?
Tipa Al. Un
tempo infinito.
PNV Non importa.
Tipa Al. Non
importa?
PNV Sono paziente.
Tipa Al. Molto
paziente.
PNV (sorriso da uomo che non deve chiedere mai)
Tipa Al. La
cosa non ti spaventa?
PNV No.
Tipa Al. No?
PNV No. A casa ho una scorta di olive verdi: infinita.
18 commenti:
Meno male, un dialogo! Di solito non interloquiscono mai con lei, signor PNV, fa quasi senso! Si comportano sempre tra l'acidulo e lo stronzetto, mi ricordano la. Signorina Silvani! Per cui me le immagino anche racchie! Invece stavolta abbiamo un dialogo, per quanto immaginario! Forza signor PNV, ora deve solo mettere in pratica e dire anziché scrivere da cosa nascerà cosa. Sì, ma COSA? Ci sono, è un segno! La sua lei si chiamerà Olivia!
mi sono arenata sulle tette rifatte color melanzana, chiedendomi perchè. Le avrebbe apprezzate Fortis ai tempi di "nuda e senza seno" facilmente.
fantastica, una storia fantastica! Bravooooo!!!
la belfagorica
Mi è venuto in mente un romanzo di Vitali, Olive comprese. Non so se l'hai letto ma se olive possono essere effettivamente ottime metafore.
@Silver Silvan
La mancanza del dialogo non l'avevo notata (però non ne sono del tutto sicuro: anche in altri post PNV parlava con una gentil donzella).
Olivia può andar bene (vicino a un nano formiamo un perfetto articolo iL).
@poison
Non conosco la canzone di Fortis (mi viene in mente solo "Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere...").
@Belfagorica
Grazie, attendo anche critiche ;-)
pyperita
Non conosco Vitali (mi segno il libro. Grazie).
!!!
http://streetfooditalia.it/oliveascolana
E cantarci sopra un bel "Piva, piva l'oli d'uliva" con accompagnamento di cornamusa? No?
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!! Concordo, visti i tempi!
non ho mai commentato pur leggendo con molto piacere e divertimento.
Questa volta non posso esimermi dal farti i complimenti per questa esilarante storia così piena intelligente ironia.
Spero che un giorno tu possa pubblicare un libro: lo comprerei per me e gli amici.
Vai così PuroNanoVergine, alla grandissima
@Silver Silvan
Grandissimo video, col sottofondo di Oci Ciornie poi... :-)
@Anonimo
Dal commento noto origini padane :-)
La canzone mi ricorda un mio zio che la cantava immancabile ogni Natale (sarà per questo che non lo amo mica, il Natale, e pure lo zio)
@chicca vitale
Grazie per il bel commento e benvenuta (commenta ancora, se ne hai voglia).
Lo comprerei anch'io il suo libro, signor PNV! Ha un'ironia strepitosa!
@Silver Silvan
Grazie, siete sempre troppo gentili nei commenti (poi mi monto la testa, comprata all'Ikea).
Difficile est obiurgationem facere,
quia multum mihi libet tua scripta legere!
(Belfagorica,"De integri illibatique nani arte scribendi", Oxford,2013, VOL.XII, pag. 3814 sgg.)
@Belfagorica
Fortuna che c'è google translate, altrimenti vagavo nel buio più profondo (grazie).
Però se Tamara si era lasciata col marito potevi insinuarti subdolamente... e lasciar stare la tipa alternativa e l'eternità...
@Rachele
Hai ragione, anche se una riappacificazione con il suo Tibburzio poteva sempre intervenire (oltre alle cinque dita del Tibburzio medesimo sulle mie pallide guance).
Geniale e gradevolissimo!
@Vanessa
Grazie per il geniale (è un po' troppo) e il gradevolissimo.
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