venerdì 13 dicembre 2013

Di oliva in oliva, per l'eternità



Giro e rigiro l’oliva infilzata dallo stuzzicadenti, la lascio sgocciolare con calma per poi portarla alla bocca, inghiottirla, godendo con voluttà del suo sapore dolce e delicato.
È la 27esima.
L’ultima del primo vasetto (a breve aprirò il secondo).
Una media di un’oliva ogni dodici minuti.
Posso trascorrere giornate intere, dall’alba al tramonto, in questo modo, se non settimane, mesi, anni, una vita intera e oltre…
E pensare che fino a qualche anno fa non le sopportavo proprio.
Ne addentavo una, con circospezione, per poi sputarla schifato.
Un’avversione dovuta al nostro primo incontro.

* * *

PNV in versione studentello di terza media.
Le due del pomeriggio.
Torno a casa col morale bassissimo, un morale che striscia sul pavimento, a mo’ di pattina.
Ho sorpreso Tamara, colei che credevo sarebbe diventata la donna della mia vita, per ora semplice compagna di classe inutilmente desiderata, in atteggiamenti inequivocabili con Tibburzio, il bellimbusto della III A.
Le mani di lei che frizionano furiosamente i ricci neri di lui; le mani di lui, la destra per la precisione, che sfrucugliano le tette di lei.
Il tutto condito da una full immersion slinguatoria da guinness dei primati dell’Istituto.

Entro in cucina, mi siedo in attesa del pranzo materno.
Immagino essere la solita minestrina di riso di brodo di dado Star.
Invece…

Mamma        Oggi PNV ho deciso di prepararti qualcosa di diverso.

PNV            (testa bassa per nascondere la tristezza, sussurro un) Cosa?

Mamma        Penne alle olive. Sono sicura ti piaceranno.

La frase anticipa il piatto di pasta.
Le penne le conosco, si tratta di verificare la new entry verdastra che le accompagna.
Ne assaggio un piccolo pezzetto.
E lo sputo.

* * *

Non era colpa delle olive in sé.
Il rifiuto era dettato dal mio stato d’animo.
Se il destino (sotto le sembianze di una mamma apprensiva) mi avesse proposto patatine fritte, probabilmente avrei reagito allo stesso modo.
E invece furono le olive a farne le spese.
Finché, dopo quasi un quarto di secolo di repulsione totale…

* * *

PNV in versione impiegatuccio di terza categoria.
Le due del pomeriggio.
Torno col morale che striscia tuttora sul pavimento (lucidissimo dal tanto strisciare).
Entro in cucina, mi siedo in attesa del pranzo materno.
Immagino essere la solita minestrina di riso di brodo di dado Star.
Invece…

Mamma          Scusami PNV, sono stata due ore al telefono con la Signora Gianduiotti e non ho fatto in tempo a prepararti la minestrina di riso.

PNV                Chissà che imperdibile pettegolezzo doveva riferirti la Gianduiotti?

Mamma              Imperdibile. Senza dubbio. Ti ricordi di Tamara, quella tua compagna delle medie che

PNV               (fingendo indifferenza mentre il cuore pompa a mille) Vagamente.

Mamma           Ma sì, quella che ha sposato quel bellimbusto del Tibburzio, il figlio dei De Cesaris, che ora ha aperto un’officina

PNV                    Vabbè, cosa è successo a questo Tibburzio e alla moglie Tam… Tam…?

Mamma               Tamara. Si sono mollati. La Gianduiotti mi ha detto che il Tibburzio la tradiva con la fruttivendola di Via Taralli, la De Pisis, quella con le tette rifatte, color melanzana. Lei, cioè Tamara, li ha beccati un giorno che era andata dal marito, nell’officina, e insomma, lui alla De Pisis stava facendo, come dire, “il tagliando”. Non so se mi sono spiegata.

PNV                  (fingendo indifferenza mentre il cuore pompa a mille) Vabbè, però taglia corto. A me ‘ste storie di corna non interessano. Mi interessa solo di esser rimasto senza pranzo.

Mamma                Se vuoi, mi sono avanzate delle penne alle olive che mi ero cucinata, ma a te le olive

PNV                        Dammele!

* * *

Non era merito delle olive in sé, se avevo divorato il piatto con estrema goduria.
Un’autentica indescrivibile extasy del palato.
Quel che il destino (sotto le sembianze di una mamma apprensiva) mi aveva tolto, ora me lo aveva ridato.

* * *

Il passaggio dal rifiuto totale a una vera e propria dipendenza per le olive dimostra che nulla è eterno, persino la convinzione più radicata può venir meno, è possibile un’inversione di 180 gradi, anche improvvisa (non sull’A4, comunque).

Mai dire mai.

Quello che vale per delle semplici olive verdi può estendersi agli esseri umani.
Alla Tipa Alternativa, per esempio.
La donna grazie alla quale detengo tuttora il record mondiale per il più rapido due di picche nella storia dei due di picche: 1 min 19 sec.

Se consideriamo le olive, più precisamente il desiderio o meno delle medesime, come metafora, e se sostituiamo alle olive il sottoscritto e al sottoscritto la Tipa Alternativa, il record mondiale viene meno, anzi, il record permane, ma il suo effetto svanisce, ovvero le mani della Tipa Alternativa frizionano la mia lucida pelata mentre la mia mano destra sfrucuglia le sue tette.

* * *

Mi viene il dubbio che non trattasi di metafora, potrebbe essere un’altra figura retorica, una similitudine, o forse no, le figure retoriche sono da escludersi, siamo nel campo dell’equivalenza o di un parallelo.
Poco importa.
Ho sempre avuto problemi con le figure retoriche e con le donne (problemi risolvibili: per le prime c’è Wikipedia, per le seconde… problemi quasi sempre risolvibili).

Quel che conta sono le mie mani, la destra per la precisione, sulle tette della Tipa Alternativa.
Verifichiamo ora l’esattezza della mia ipotesi.

* * *

Tipa Al.    Non vedo perché dovrei accettare l’invito per l’aperitivo.

PNV                Innanzitutto per la mia incantevole presenza.
Tipa Al.          Motivi più validi?
PNV                Perché preparano un Sherry Dry Martini favoloso.
Tipa Al.          (dubbiosa)

PNV                Il Sherry Dry è impreziosito da un’oliva tagliuzzata. Non ti dico che bontà. Pensa che a me un tempo le olive facevano schifo, poi ho cambiato idea. Una sorta di inversione a U.

Tipa Al.           Cosa c’entra l’inversione con l’invito di stasera?

PNV               C’entra perché (arrossisco) così come io schifavo le olive per poi pentirmene e convertirmi, ora le adoro e anche tu, stasera, dopo l’aperitivo, potresti “convertirti”.

Tipa Al.           Cioè?

PNV               Rinnegare il due di picche dell’altra volta. Io come un’oliva. Tu nei miei panni. Insomma, la faccio breve, la storia delle olive è un pretesto, una metafora, una similitudine, un’equivalenza, per dire che noi due, se mi passi il parallelo.

Tipa Al.           A proposito di metafore o similitudini o equivalenze (n.d.a. anche la Tipa Alternativa ha problemi con le figure retoriche e… no, con gli uomini no) o paralleli, sì, i paralleli, anzi, le parallele, intese come rette, fanno giusto al caso, le preferisco rispetto a delle olive per l’aperitivo.

PNV                Cioè?

Tipa Al.        Io sono la prima retta parallela. Me ne vado dritta dritta per via Bava Beccaris, via Crispi, via Giolitti, via Matteotti, esco dalla città, prendo la statale, sempre dritta, cambio provincia poi regione, varco il confine, bye bye Italia, avanti imperterrita, Europa, pianeta Terra, sistema solare, via Lattea, proseguo nella mia rettitudine, supero Andromeda…

PNV                E io?

Tipa Al.        Tu sei la seconda retta parallela. Te ne vai dritto dritto per via Bava Beccaris, via Crispi, via Giolitti, via Matteotti, esci dalla città, prendi la statale, sempre dritto, cambi provincia poi regione, varchi il confine, bye bye Italia, avanti imperterrito, Europa, pianeta Terra, sistema solare, via Lattea, prosegui nella tua rettitudine, superi Andromeda…

PNV           Che bello! Io e te vicini, via dopo via, città dopo città, provincia dopo provincia e poi nazione, continente, pianeta, sistema solare, galassie, l’universo intero!

Tipa Al.        Vicini, ma non troppo. Due rette parallele, dovresti saperlo, non si incontrano mai.

PNV                Se non all’infinito.

Tipa Al.       È vero, ma prima di arrivare all’infinito sai quanto tempo potrebbe passare?

PNV                Quanto?
Tipa Al.          Un tempo infinito.
PNV                Non importa.
Tipa Al.          Non importa?
PNV                Sono paziente.
Tipa Al.          Molto paziente.
PNV                (sorriso da uomo che non deve chiedere mai)
Tipa Al.          La cosa non ti spaventa?
PNV                No.
Tipa Al.          No?
PNV                No. A casa ho una scorta di olive verdi: infinita.

18 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Meno male, un dialogo! Di solito non interloquiscono mai con lei, signor PNV, fa quasi senso! Si comportano sempre tra l'acidulo e lo stronzetto, mi ricordano la. Signorina Silvani! Per cui me le immagino anche racchie! Invece stavolta abbiamo un dialogo, per quanto immaginario! Forza signor PNV, ora deve solo mettere in pratica e dire anziché scrivere da cosa nascerà cosa. Sì, ma COSA? Ci sono, è un segno! La sua lei si chiamerà Olivia!

poison ha detto...

mi sono arenata sulle tette rifatte color melanzana, chiedendomi perchè. Le avrebbe apprezzate Fortis ai tempi di "nuda e senza seno" facilmente.

Anonimo ha detto...

fantastica, una storia fantastica! Bravooooo!!!
la belfagorica

pyperita ha detto...

Mi è venuto in mente un romanzo di Vitali, Olive comprese. Non so se l'hai letto ma se olive possono essere effettivamente ottime metafore.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
La mancanza del dialogo non l'avevo notata (però non ne sono del tutto sicuro: anche in altri post PNV parlava con una gentil donzella).
Olivia può andar bene (vicino a un nano formiamo un perfetto articolo iL).

@poison
Non conosco la canzone di Fortis (mi viene in mente solo "Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere...").

@Belfagorica
Grazie, attendo anche critiche ;-)

pyperita
Non conosco Vitali (mi segno il libro. Grazie).

Silver Silvan ha detto...

!!!

http://streetfooditalia.it/oliveascolana

Anonimo ha detto...

E cantarci sopra un bel "Piva, piva l'oli d'uliva" con accompagnamento di cornamusa? No?

Silver Silvan ha detto...

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!! Concordo, visti i tempi!

Unknown ha detto...

non ho mai commentato pur leggendo con molto piacere e divertimento.
Questa volta non posso esimermi dal farti i complimenti per questa esilarante storia così piena intelligente ironia.
Spero che un giorno tu possa pubblicare un libro: lo comprerei per me e gli amici.
Vai così PuroNanoVergine, alla grandissima

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Grandissimo video, col sottofondo di Oci Ciornie poi... :-)

@Anonimo
Dal commento noto origini padane :-)
La canzone mi ricorda un mio zio che la cantava immancabile ogni Natale (sarà per questo che non lo amo mica, il Natale, e pure lo zio)

@chicca vitale
Grazie per il bel commento e benvenuta (commenta ancora, se ne hai voglia).

Silver Silvan ha detto...

Lo comprerei anch'io il suo libro, signor PNV! Ha un'ironia strepitosa!

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Grazie, siete sempre troppo gentili nei commenti (poi mi monto la testa, comprata all'Ikea).

Anonimo ha detto...

Difficile est obiurgationem facere,
quia multum mihi libet tua scripta legere!
(Belfagorica,"De integri illibatique nani arte scribendi", Oxford,2013, VOL.XII, pag. 3814 sgg.)

PuroNanoVergine ha detto...

@Belfagorica
Fortuna che c'è google translate, altrimenti vagavo nel buio più profondo (grazie).

Rachele ha detto...

Però se Tamara si era lasciata col marito potevi insinuarti subdolamente... e lasciar stare la tipa alternativa e l'eternità...

PuroNanoVergine ha detto...

@Rachele
Hai ragione, anche se una riappacificazione con il suo Tibburzio poteva sempre intervenire (oltre alle cinque dita del Tibburzio medesimo sulle mie pallide guance).

Vanessa ha detto...

Geniale e gradevolissimo!

PuroNanoVergine ha detto...

@Vanessa
Grazie per il geniale (è un po' troppo) e il gradevolissimo.

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