Il codice dell'amore

“E quindi, ricapitolando, hai detto che si chiamava Gabriele, era alto quasi uno e ottanta, capelli scuri e mossi, occhi castani espressivi, un carattere angelico in linea con il suo nome e un velo di malinconia interrotto ogni tanto da un bel sorriso.”

“Sì, sì, brava, riassunto perfetto. Era proprio così!”

“E aveva un lavoro sicuro?”

“Certo, meccanico specializzato, riparava le macchine che servono a produrre le vernici, era impiegato alla Max Meyer. Guadagnava più di 120 mila lire al mese, anche 150 con gli straordinari!”

“Da come ne parli mi sembra l’uomo perfetto. Non capisco perché dopo il primo appuntamento non hai più voluto frequentarlo? Ha fatto qualcosa che non doveva?”

“Ma no, se intendi quelle cose lì, no. Era un signore, un vero galantuomo. Ho un bel ricordo di quella sera che siamo stati alla Festa dell’Unità ad ascoltare Gino Paoli che cantava.”

“E allora? Alto, bello, dolce, serio, un lavoro sicuro, sei uscita e ti sei trovata bene. Marianna, non me la racconti giusta. Qualcosa che non andava c’è stato.”

“Sì… insomma… poi quando gli ho chiesto… avevo un po’ vergogna a fargli la domanda… ma lui ha risposto… subito… al volo… lo sapeva a memoria… questa cosa mi ha colpito favorevolmente… solo che…”

“Ma cosa gli hai chiesto? Parli a spizzichi e bocconi. È una domanda scabrosa che neppure a me puoi dire?”

“No, non lo è, però forse ti metti a ridere se…”

“Giuro che starò seria. Cosa gli hai chiesto?”
“Il suo codice fiscale”

“Il codice fis…?”

“Sì, ci tenevo, cioè, era l’ultimo scoglio, se superava quello allora non ti dico che sarebbe stato l’uomo della mia vita, ma poteva anche diventarlo.”

“Ma dai, mi prendi in giro, cosa c’entra il codice fiscale con la scelta dell’uomo della tua vita?”

“E invece c’entra. Gli ho chiesto il codice e lui mi ha risposto con un DCCGRL48B29F205Y, e già il primo impatto non è stato buono, non era quello che avrei desiderato.”

“In che senso, scusa?”

“Non saprei, è più una sensazione che altro. Comunque, quel D C iniziale mi ricordava la Democrazia Cristiana e per una comunista come me, insomma… e poi il G R sembrava il verso di uno che digrigna i denti, per non dire del contrasto fra D C C G R L nel suo insieme e il 48 che segue. Con quelle lettere doveva abbinarci un numero dispari, un 43 o un 49, ma un 48 proprio no.”

“Marianna, perdonami, ma mi sembri un po’ matta!”

“Ma va, cerca di seguirmi. Il codice fiscale se lo sai leggere per bene ti svela il futuro, altro che i tarocchi, i fondi del caffè o lo zodiaco! Ti dice tutto della persona che hai davanti. Il suo partiva con queste sei lettere che stonavano col 48, per non dire poi del B29, ti dice niente B29?”
“No (???)”

“Enola Gay, il bombardiere che ha sganciato la bomba su Hiroshima.”

“Hiroshima!?”

“Avevo davanti uno che sarà stato pure dolce, serio, lavoratore, ma era sotto sotto un democristiano guerrafondaio a favore del Presidente Nixon.”
“Oh mamma, Marianna, mi fai preoccupare.”

“Ma certo che lo era. Ho evitato di chiederglielo, tanto oramai la mia scelta era fatta, bocciato al 100%, su tutta la linea, ma sono sicura che si avessi detto: “Gabriele, dimmi, è vero che tu sei un democristiano guerrafondaio a favore degli yankee?” lui mi avrebbe risposto…”

“Di sì?”

“Yes, avrebbe risposto Yes, con la Y che, guarda caso, è lì a chiudere il codice fiscale rivelatore.”

Breve silenzio delle due donne, Marianna prende il bicchiere e sorseggia la gazzosa ordinata poco prima al cameriere. Enrica si soffia il naso, il polline primaverile inizia a farsi sentire, ripone il fazzoletto nella borsa e riprende a parlare.

“Quindi non vi siete più rivisti?”

“No, mai più visto e sentito. Ogni tanto squilla il telefono di casa, io evito di andare a rispondere, lo fa mia madre e se è lui, per tre volte ha chiamato, faccio dire che non ci sono.”

“Poverino”

“Poverino? DCCGRL48B29F205Y poverino?”

“Ma sì dai, capisco la tua rabbia, tu comunista, a favore della Pace, idealista, che si trova davanti un tipaccio del genere, però in fondo anche uno così alla fine è un essere umano, starà soffrendo. L’amore è l’amore.”

“Non me ne importa, Enrica, non me ne importa nulla. Colpa sua se è quel che è e ha il codice fiscale che ha.”

“Ho un’idea.”

Sguardo incuriosito e guardingo di Marianna.

“Hai fatto bene a mollarlo, a fargli pagare le sue colpe. Condivido pure la tua scelta di non rivederlo neppure una volta, però credo che qualcuno che gli dica in faccia quello che si merita ci deve essere. Chissà, magari si ravvede.”

“Eh già, come se fosse possibile cambiarsi il codice.”

“No, quello non si può fare, ma aprire gli occhi forse sì.”

“Non mi dire che saresti disposta a contattarlo per sbattergli sul muso le colpe iscritte nel codice fiscale?”

“Sì, lo farei. Mi sembra giusto che tu non ti esponga, metti mai il caso che rivedendolo ci ripensi e finisci col metterti insieme, Dio te ne scampi, ma non può finire così, senza un chiarimento, con questo Gabriele dei miei stivali che se ne va in giro tronfio, forte della sua bellezza, del suo carattere, del suo stipendio da meccanico specializzato, tutte qualità che servono a nascondere la sua vera natura di ipocrita democristo amico di Nixon!”

“Oh Enrica, sei una vera amica!” Marianna le si avvicina e le stampa un bacio affettuoso, gusto gazzosa, sulla guancia destra.

“Hai il suo numero di telefono?”

“Sì, sì, qui no, ma a casa, l’ho segnato sulla rubrica alla lettera D, Docci Gabriele.”

“Ok Marianna” Enrica si alza dalla sedia di plastica rossa del bar e si aggiusta la mini in pelle nera “non c’è un minuto da perdere. Andiamo a casa tua e recuperiamo il numero! Ah... caro il mio bel Gabriele… con la sottoscritta non la scamperai mica liscia, stai sicuro!”