Ventiquattro ore di neve ininterrotta e il freddo di metà Dicembre hanno trasformato la città in sdrucciolevole distesa bianca, trappola per pedoni pendolari.
Venti minuti di inutile attesa, autobus
dell’azienda trasporti desaparecido.
Unica soluzione: concludere a piedi i tre
chilometri che mi separano da casa.
Lascio la piazza per via Leopardi, cammino
radente il muro, una signora asiatica a precedermi.
Il ghiaccio e le macchine in sosta vietata
non risparmiano un centimetro di marciapiede.
La donna alterna un passo lento e regolare a
improvvisi stop and go, in due occasioni perde l'appoggio della gamba sinistra,
basta poco per ritrovarsi a terra.
Fiducioso nel mio equilibrio mi muovo tenendo
le mani infilate nel giubbotto in attesa dell’occasione propizia per superare
la lumaca del Far East.
"Non camminare con le mani in tasca, è
rischioso".
Una voce alle spalle, 180 gradi di rotazione
del collo, visione inaspettata di due occhi azzurri che emergono dal cappuccio
di un giaccone beige e mi sorridono.
Grace Kelly d'inizio millennio, se io fossi
Cary Grant.
Fila indiana improvvisata, donna-uomo-donna
in processione.
"Hai ragione", mani ora libere e
miglior stabilità, all'incrocio con via Carducci supero la capofila e
accelero.
L'asiatica perde presto terreno.
Occhi Azzurri no, per fortuna.
Mi segue senza sforzo apparente.
Siamo soli, i passi della ragazza, rumore
attutito dalla neve, dietro i miei.
Al distributore di benzina di via Saba mi
affianca, il suo sorriso addolcisce l'onta dell'inatteso sorpasso.
Ponte della ferrovia al confine fra i
quartieri Montale e Campana: metà gara.
Poco oltre l'imprevisto.
"Stringa scarpa sinistra slacciata"
comunicano dal box.
Dieci secondi di pit stop e successiva
ripresa.
Il giaccone beige ha venti metri di
vantaggio, nella disperata rincorsa l'incontro ravvicinato con la pozzanghera
fangosa: scarponcini zuppi d'acqua gelata, calzettoni in ammollo.
Slalom arrischiato fra due ostacoli egiziani,
clienti all'uscita di un Internet Point e, poco dopo, il recupero è
completato.
L'orgoglio, benzina dei muscoli.
"Ora tocca a me superarti" le dico,
le luci del supermercato di via Pascoli mi donano un'aureola a circondarmi la
pelata.
Lei non risponde.
Sguardo basso, il mio, a indovinare possibili
trappole nel monotono bianco paesaggio.
Nessun ostacolo, andatura in crescendo,
assenza di passi inseguitori, forse si è arresa, stanca di rincorrere uno
stupido che nel suo sorriso legge (a torto o a ragione) il solo invito a una
gara di velocità rischio-scivolo.
Il cantiere della metropolitana di Piazza
Quasimodo preannuncia l'imminente traguardo.
Cento metri ancora.
Da quaranta minuti il cuore pompa un ritmo
tachicardico, sforzo fisico e grazia femminile da sostenere.
Uno sguardo alla neve grigia della strada
segnata dalle ruote incatenate delle auto.
Poco oltre la farmacia comunale, immaginaria
linea d'arrivo.
Taglio il filo di lana, un'ultima occhiata
all'indietro, la vedo arrivare in lieve ritardo:
"Ho concluso, abito in quella via. Posso
sapere come ti chiami?"
"Alessandra"
"Io PNV. E' stato un piacere... buona
serata"
L'ennesimo sorriso, il suo, delicato commento
alla stupida frase di commiato.
Rientro vittorioso (e disilluso) alla base.
A mitigare l'amarezza il pensiero di
un'ipotetica rivincita.
In fondo basta avere pazienza: fra una
quindicina d’anni la città rivivrà una
nevicata come questa.
Forse.
15 commenti:
http://www.youtube.com/watch?v=5S-l5Gh2txE
bello! Particolarmente , direi...
Anche questo scritto solo per il blog? Uhmf.
Mi dispiace non poterti aiutare, perché meriteresti davvero una rubrica tutta tua - e retribuita- su un periodico cartaceo.
Delizioso. Semplicemente delizioso.
@ciku
Grazie per l'incoraggiamento.
@Toniq
L'avevo inviato al Corriere per un concorso di racconti brevi dedicati a Milano (non entrò neppure nei migliori 50, o qualcosa del genere).
@Silver Silvan
Grazie.
che stronzi quelli del Corriere.
@Toniq
Non posso lamentarmi perché non è passato il mio racconto ;-)
pensa quando racconterete ai vostri figli come vi siete conosciuti
@plus1gmt
Tocchi un tasto dolente, ma dolente: l'ho rivista poco tempo fa (il racconto si riferisce al 2006, se ricordo bene) in un supermercato Conad con un bebè e una carrozzina (del racconto possiede una versione cartacea, glielo avevo stampato e consegnato in una delle rare occasioni di "incrociamento stradale" fra noi: chissà se lo leggerà una sera al posto di Biancaneve? :-))
L'avevo inviato al Corriere per un concorso di racconti brevi dedicati a Milano (non entrò neppure nei migliori 50, o qualcosa del genere).
Per forza: se nevica ogni 15 anni non può essere ambientato a Milano.
glielo avevo stampato e consegnato in una delle rare occasioni di "incrociamento stradale" fra noi
Bravo, si fa così! Se consegni le tue storie a tutte le loro protagoniste, sei sulla buona strada per perdere la V e rimanere PN ;-)
Piesse: anche geograficamente non mi torna, via Saba è lontanissima da via Leopardi, inoltre piazzale Ungaretti non esiste.
@Turz
Una nevicata come quella descritta nel racconto, che provocò il blocco totale o quasi della circolazione dei mezzi pubblici, accade di rado.
Le vie le ho modificate per evitare di ritrovarmi un ipotetico lettore al citofono di casa mia :-)
Una nevicata come quella descritta nel racconto, che provocò il blocco totale o quasi della circolazione dei mezzi pubblici, accade di rado.
Hai ragione, effettivamente mi ricordo solo grossi ritardi ma non soppressioni totali.
Le vie le ho modificate per evitare di ritrovarmi un ipotetico lettore al citofono di casa mia :-)
Hai fatto bene, Mattia ne sa qualcosa :-)
Però così facendo ti sei giocato il concorso su Milano.
@Turz
Mi hai dato una spiegazione consolatoria del fallito concorso: il mancato rispetto della toponomastica ;-)
moooolto bello!!!
@manupia
Graaaazie! :-)
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