Dopo
tre notti semi-insonni a rivoltarmi sul divano del salotto (la seduta
leggermente inclinata verso lo schienale, il mio corpo a scivolare
quando mi voltavo sul lato destro) ieri mattina la Salvezza si è
materializzata sotto forma di una coppia di operai, il primo sulla
sessantina, capelli grigi, mediamente mossi, fisico asciutto, tuta
blu d'ordinanza, il secondo più o meno mio coetaneo (quindi giovane,
a prescindere dalla data di nascita), fisico asciuttissimo, una
specie di kimono (?) nero ad avvolgerlo, un paio di scarpe da tennis
rosse, la suola bianca, simil Superga anni 80 (sul conciatino
andante) ai piedi.
Un
cenno di saluto da parte mia, non ricambiato, e poi rapido corteo, il
sottoscritto, l'anziano, il giovane (a prescindere), verso la camera
da letto.
Li
accompagno alla finestra, con la mano indico una specie di chewing
gum rinsecchito appiccicato all'inferriata, sul davanzale un
animaletto altrettanto rinsecchito che dorme il sonno eterno dal
giorno precedente.
"Ogni
tanto, alzando e abbassando la tapparella, sento un ronzio, seguito
dall'apparizione di una vespa che se ne vola via o..." indico la
defunta "... stramazza sul davanzale."
"Ha
una scala?" domanda del kimonauta, domanda che sottende
l'implicito comando a trovargliene una, al più presto, da porgergli
con deferenza.
"Gino,
passami lo Strumento", comando, senza implicita domanda, rivolto
dal ragazzo (a prescindere dall'età) dal kimono nero, all'Aiutante.
Nella
mia inesperienza come disinfestatore di vespe mi immaginavo il
disinfestatore munito di una sorta di Vaporella che sprigionasse gas
mortali, tipo un nervino Novichok (ad hoc) per insetti ribelli, un
aggeggio mediamente pesante, sfericometallico, dotato di una
proboscide di plastica dalla quale fuoriuscisse il vapore mortifero.
Niente
di tutto ciò.
Dall'Aiutante
al Maestro passa, rapido scambio, una katana dal manico nero, la lama
dorata lunga una cinquantina di centimetri, che risponde
all'estrazione dalla custodia, con un luccichio, indotto dal Sole di
primo mattino, promessa di Morte.
A
consegna avvenuta, Gino sale sui primi gradini della scala, e giunto
all'altezza minima necessaria per togliere il cassonetto dalla sua
sede, chiede al Capo se possa procedere.
Lenta
ispirazione, occhi chiusi, dell'Umo Thurmon di turno e poi, ordine
secco:
"Levalo!".
Dal
cassonetto escono d'incanto 5 vespe 5 (avanguardia colonizzatrice? Di
nidi in costruzione nessuna traccia) che si muovono a zig zag,
spaesate, ronzio fastidioso, all'interno della camera da letto.
Pauroso,
mi allontano dalla finestra appoggiando la schiena alla porta della
stanza, pronto alla fuga nel salvifico salotto, che mi ha ospitato le
notti passate.
L'Aiutante
mi segue, per quanto il suo allontanamento sia più tranquillo.
Il
ragazzo dal Kimono rimane immobile, poco sotto la finestra,
limitandosi a gridare:
"YAAAAA
OOOO!"
"YEEEE
UUUU!"
"TAAAA IUUUU TAAAAA"
"TAAAA IUUUU TAAAAA"
"GAIOOOO
IUKUUUU"
"ARI
GA TOOOOO"
5
urla per 5 vespe, anzi, per 10 semi-vespe, le versioni originali
affettate in parti uguali, a raddoppiarne il numero, dimezzandone il
volume.
I
semi-insetti cascano, uno dopo l'altro, sul parquet.
Mr.
Kiddo osserva la katana, occhi inespressivi i suoi, per poi
riconsegnarla all'Aiutante.
La
medesima inespressività mi indica che possiamo tornare in salotto.
"La
ringrazio infinitamente, mi ha salvato da un incubo che mi tormentava
da tre giorni!".
"Settanta
euro" la replica del Samurai.
Pago
soddisfatto, non oso chiedere fattura, ma mi permetto, cautela e
sottomissione ben in vista, ad avanzare una richiesta.
"Mi
lascia un ricordo della katana?"
Occhi
inespressivi, se si eccettua un barlume di curiosità circospetta.
Apro
il frigo, estraggo il melone comprato la sera prima all'Esselunga e,
passaggio laterale a mezz'aria, stile mediano d'apertura al 6
Nazioni, lo lancio in mezzo alla sala.
Kimono
Nero strappa l'arma tagliente dalle mani di Gino, la estrae dalla
custodia, ugolizza un:
"FIIIUUUUU
TIUUUUU"
osserva,
con ostentata indifferenza, il melone cascante e se ne esce dalla
porta dell'appartamento (il fido scudiero subito dietro).
I
miei occhi su posano sul melone che, nel frattempo, si è depositato
sul pavimento.
Sembra
intero, nessun segno apparente di taglio.
Mi
avvicino (possibile che 5 vespe su 5 e il melone invece mancato?) lo
sfioro con la mano destra, lo accarezzo, il palmo della mano sulla
sua buccia un poco ruvida, nulla si muove quando, ecco, sì, sì, non
poteva essere altrimenti, un lieve slittamento della parte superiore
del frutto, indica l'esecuzione, perfetta, del taglio.
Separo
le parti divise dalla katana, le ripongo nel frigorifero, nello
scomparto verdure, una accanto all'altra: lì vi rimarranno, nei
secoli dei secoli, indelebile ricordo del Disinfestatore Samurai.
4 commenti:
Quindi il "ne uccide più il miele cha la spada" vale per le mosche ma non per le vespe.
Ok.
Grazie.
Buono a sapersi.
@CirINCIAMPAI
Non era la lingua al posto del miele?
Non saprei risponderti ;-)
OOOOps, mi sa di si!
io e i proverbi mi sa che non ci pigliamo,
mi sa che difetto in saggezza ;-)
@CirINCIAMPAI
Comunque la lingua batte dove il miele è dolce :)
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