venerdì 7 gennaio 2022

Il normografo

L’amore per Emanuela fu un amore a scoppio ritardato.

Terza media.

Nei primi due anni trascorsi nella stessa classe l’avevo notata, attrazione per i suoi lunghi e lisci biondi capelli, per le guance rosse, per quegli occhi azzurro intenso che nell’insieme mi ricordavano una Eleonora Giorgi ragazzina.

Attrazione che rimaneva tale, nessun sentimento accluso.

Fu solo in terza che d’improvviso presi uno svarione pazzesco, complice il fatto che lei era nella fila dietro la mia e che spesso mi tampinava chiedendomi o un aiuto per qualche esercizio di matematica che non riusciva a risolvere o il prestito vuoi della gomma, vuoi del temperino, vuoi del righello (sempre restituiti).

Consapevole che come nano conclamato, in terza media i 118 cm di bassezza erano certificazione di una nanitudine fatta e finita, non avevo trovato il coraggio per dichiararle quello che provavo per lei. A maggior ragione mi sembrava impossibile proporle di fidanzarsi col sottoscritto.

Tre mesi di sofferenza, dal big bang che aveva dato il via alle mie paturnie emotive, al momento nel quale, non potendo più fingere indifferenza da compagni di classe mentre le davo una dritta per risolvere un problema di geometria, decisi di preparare il classico biglietto da consegnarle alla prima occasione favorevole, nel quale le avrei chiesto “la mano”.

Occasione che si presentò in un tiepido lunedì primaverile, durante l’ora di storia, quando Emanuela mi chiese in prestito una Fiesta (restituendomi la sola confezione). Insieme alla brioche le porsi il biglietto che avevo scritto la sera precedente nella mia cameretta, la mano tremante nel vergare la proposta di fidanzamento.

Tempo 10 secondi, sentii alle spalle (io ero immediatamente tornato con il capo nella posizione di partenza, sguardo rivolto verso la prof, per evitare di osservare la sua espressione mentre leggeva il bigliettino) Emanuela esclamare: “PNV, ma sei rimbambito?”.

Sensazione di mancamento, vista annebbiata, gambe che cedevano, viso rosso porpora tendente al violaceo.

Co… co… come Emanuela? Co… co… cosa c’è che non va?”

Il bigliettino!”
“Scu… scu… scusa, se vuoi lo ritiro. Forse non do… do… dovevo?”

Ma no, non è quello il problema. Chiedere puoi chiedere, ma primo dovresti indicare il mio nome, esordire con un Ciao Emanuela, mentre qui chiedi diretto se voglio essere la tua ragazza.”
“Cer… cer… certo Emanuela”
“E poi...”
“E poi?”

Non puoi mettere come possibili risposte, l’opzione A) NO E BASTA e l’opzione B) NO, MA RIMANIAMO BUONI AMICI

Dav… dav… davvero’”
“Certo, che cappero di risposte sono? Devi mettere SI o NO. Infine...”
“Infine?”

Hai una grafia che fa schifo. Si fa fatica a leggerlo. A me piacciono le cose ben fatte, ordinate, chiare, gradevoli da vedere. Hai per caso un normografo?”
“Certo Ema, ho una collezione a casa di normografi.”
“Ok, bene. Allora prepara il biglietto scrivendo con il normografo. Solo quello mi metterebbe già di buon umore.”

Ovviamente non avevo collezioni di normografi a casa, in realtà non ne possedevo neppure uno. Così passai da Gennaro, il cartolaio che aveva il negozio nella mia via e ne comprai uno.

PNV, ti serve per il disegno tecnico?”
“No signor Gennaro, mi serve per conquistare un cuore di donna.”

Sguardo dubbioso del cartolaio che comunque mi donò (dietro pagamento) il normografo.

La sera stessa a casa preparai il biglietto seguendo in modo scrupoloso le indicazioni emanueliche, misi il biglietto in una busta plastificata in modo che non si sciupasse e lo infilai nella tasca anteriore dello zaino.

Martedì mattina, lezione di geografia. Quando Emanuela mi chiese gentilmente in prestito la confezione della Girella Motta (che mi ritornò, svuotata del dolce contenuto) le mostrai, fiero per l’opera compiuta, il biglietto number two.

Lo prese, lo guardò con una espressione di ammirazione (soddisfatta per avermi imposto le modalità del corteggiamento?) prese la Bic nera che usavamo per scrivere, barrò la casella sul lato destro del foglietto e mi riconsegnò il tutto.

Non avevo bisogno di leggere, il lato prescelto dava idea del responso negativo (immaginato, ma comunque doloroso a certificazione avvenuta).

La depressione cosmica, la confusione mentale, il senso di disinteresse assoluto per tutto quello che mi circondava furono tali che nell’interrogazione di Storia, materia preferita dove collezionavo una serie di Ottimo o Eccellente, presi un Gravemente Insufficiente per aver risposto, senza in realtà comprendere quello che usciva dalla mia boccuccia malinconica, che nel 1866 il Generale La Marmora ricevette un telegramma nel quale Garibaldi, di fronte all’ordine del Generale di fermarsi nella sua avanzata verso Trieste, gli rispondette con un “Alfonso, stai sereno”.

Al termine della sesta ora, le 13 e 15 strillate dalla campanella d’istituto, mentre scendevo le scale della scuola a capo chino e con il morale sotto il livello del mare, sentii una mano picchiettare sulla mia spalla sinistra.

Mi voltai, due occhi che solo Pozzetto in “Mia moglie è una strega” aveva incrociato prima, mi fissavano.

PNV, senti, a proposito del biglietto di stamattina”

Ci mancherebbe Emanuela, non devi mica scu”

Non mi devo scusare, ovvio. Volevo però dirti che era un NO, ma un NO che non vuol dire che non dobbiamo parlarci mai più o che non mi devi prestare la gomma o far assaggiare la Girella o darmi una mano con il Teorema di Pitagora… insomma, voglio dire che è un NO, MA RIMANIAMO BUONI AMICI.”

La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma talvolta anche una pietanza calda e fumante è la morte sua.

Eh no, Emanuela. L’opzione NO, MA RIMANIAMO BUONI AMICI non era indicata nel biglietto. Se tieni alla mia amicizia, possibilmente al netto delle gomme, dei temperini, dei teoremi e soprattutto delle Girelle e delle Fiesta, devi chiedermelo preparando apposito biglietto, dove esordisci con un Ciao PNV e prosegui con un VUOI ESSERE MIO AMICO? Opzioni previste SI e NO. Il tutto normografato.”

Ma io… ma io… ma io… non devo chiedere… a me le richieste le fanno i ragazzi… mica sono tenuta a...”.

Lasciai Emanuela nel suo risentito sbigottimento, dovevo tornare rapido a casa, ripassasse il risorgimento italiano e recuperare un’insufficienza inconsueta e un pizzico di amor proprio.

12 commenti:

Silver Silvan ha detto...

Sì, ma manca un dettaglio determinante: che diavolo è un “normografo”?

Silver Silvan ha detto...

Aaaaah, ho visto: è quella specie di righello in cui si infila la penna o la matita. Ce l’aveva mio fratello, gliel’ho rotto in testa, lo avevo rimosso.

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Chissà se lo ha rimosso il fratello? :-)
Lo usavamo nel disegno tecnico.

Silver Silvan ha detto...

Mmm, non saprei, non me lo ha mai rinfacciato. In compenso, mi ha ricordato più volte la bellissima stazione di servizio che gli aveva portato mia madre da un viaggio: era un coso da 80 cm. x 30 cm. e sotto una tettoia di colore viola c’erano le pompe di benzina, i parcheggi per le macchinine, una meraviglia. Siccome a me avevano regalato una gonna e un maglione che non mi piacevano (beige, un colore che odio da sempre), ho convinto mio fratello a saggiare la resistenza della stazione di servizio salendoci sopra. Naturalmente, si è frantumata, con grandi pianti (suoi) e somma gioia (mia). Mi ha anche rinfacciato più volte il fatto di averlo fatto desistere dal fare la verticale (che io non sapevo fare), dicendogli che correva il rischio di rompersi le vene dei polsi. Solo quando aveva 15 o 16 anni gli ho detto che era una cavolata che mi ero inventata di sana pianta. Ora mi evita, non capisco perché …

Nia ha detto...

GRANDE PNV!!!! grandissima risposta a quella opportunista!!
Ho fatto la Hola!
Mai usato il normografo, ma ne ho visti tanti, ma quando ho iniziato io c'era già il CAD

PuroNanoVergine ha detto...

@Silver Silvan
Quando si dice l'amore fraterno :-)
Divertente il ricordo del suo rapporto con il fratello.

@Nia
Grazie Nia :-)
Il fatto che tu abbia usato CAD mi ha messo di fronte alla mia vecchiaia ;-)

Pier ha detto...

messo in friendzone da una mangia merendine a tradimento... meritava vendetta :)

PuroNanoVergine ha detto...

@Pier
Esatto, rimane il dolore per la friendzone, ma almeno ho preservato le merendine :-)

Filippo ha detto...

Vorrei congratularmi per il coraggio avuto, alla fine, di darle non uno ma due biglietti. L'amareggiamento consecutivo è stato ben meritato. Almeno sei morto sul campo. Ben fatto.

PuroNanoVergine ha detto...

@Filippo
Grazie Filippo.
Condivido, meglio "morire" combattendo.

Sara ha detto...

La vendetta di PNV bravo! così si fa!

PuroNanoVergine ha detto...

@Sara
Grazie :-)

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